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Le ricerche - Storie di vita

Testimonianza di Antonio Quattrocolo
Imprenditore tessile - "Telerie di Poirino"
Chieri - Istituto B. Vittone - 16 febbraio 2005
"I miei genitori sono originari di Poirino; qui quasi ogni famiglia possedeva un telaio a mano allo scopo di far fronte alla eventuale mancanza di lavoro nelle campagne o nell'edilizia soprattutto durante il periodo invernale. La maggior parte svolgeva lavoro conto terzi per le tessiture chieresi.
Tra le ditte tessili presenti in Poirino all'inizio del Novecento, mi ricordavano i miei genitori, la Ditta F.lli Poma, sita nell'attuale sede del Consorzio Agrario in via Pralormo, che produceva articoli di consumo nazionale quali abbigliamento e arredamento unitamente ad un tessuto idoneo alla fabbricazione di mantelli colorati e a strisce detti "barracani" che venivano esportati nelle colonie italiane e soprattutto in Libia.

Tra fine Ottocento e inizio Novecento si costituì una tessitura più piccola, gestita dai soci Dassano e Carasso, che produceva articoli di arredamento e abbigliamento (fustagno e tela blu) per l'esportazione e per l'interno.
Sempre tramite il ricordo dei miei genitori, negli anni della prima guerra mondiale nel cosiddetto fabbricone, un vasto edificio utilizzato per la tessitura, si insediò la ditta Vastapane, un'azienda chierese che crebbe anche grazie alle forniture al Regio Esercito; organizzò un ciclo produttivo continuo all'interno dei tre piani dell'edificio, costituì anche una banca con uffici sul fronte in via Indipendenza; la ditta rimase attiva fino al 1930 circa.

Dalla chiusura della ditta Vastapane nacquero alcune ditte artigiane attraverso la valida iniziativa di alcuni operai e tecnici della stessa ditta i quali vantando alcuni crediti nei confronti della ditta stessa, ottennero macchine tessili usate in relativo compenso.
In quegli anni nacque anche la "Telerie e Mantilerie", fondata da mio padre Gaspare, classe 1893, con l'aiuto di prestiti ottenuti da alcuni parenti e dalla collaborazione con un terzista: il sig. Castellazzo Antonio.Si può dire che in quegli anni si formò la piccola borghesia poirinese della tessitura, intorno alle famiglie Maina, Bosio, Gioda, Vacca e Musso.
La guerra 1940/45 ostacolò le attività per carenza della materia prima (cotone) che proveniva dall'estero e mio padre chiuse la produzione per poi riprenderla al termine del conflitto.
Nel dopoguerra ci fu una forte richiesta di tessuti, il mercato tirava e le aziende tessili di Poirino erano tutte in piena attività lavorando e tessendo anche il lino dei nostri contadini confezionando tessuti di biancheria, lavorazione detta "per conto terzi".
Le tele erano costituite dal cotone per l'ordito, dal lino e dalla canapa per la trama.
Le tele per lenzuola, prodotte con tali fibre erano grezze e ruvide; pertanto le massaie acquirenti le schiarivano e le ammorbidivano attraverso l'operazione "bucato" che era un lavaggio effettuato con passaggio di acqua bollente su "cenere" di forno (carbonato).
Quando subentrarono, con gli anni, prodotti a base di cloro (candeggina-varechina) il loro uso incominciò a danneggiare notevolmente i nostri tessuti di fibre naturali e questi si usuravano così facilmente che tale fatto diede inizio al declino del consumo delle nostre tele e di conseguenza alla riduzione della produzione.
Stavano cambiando anche i gusti dei consumatori che non gradivano più quelle tele pesanti ed anche un po' ruvide. Si producevano anche tovaglie, tende, asciugamani, strofinacci in tessuti misti (cotone e lino, cotone e canapa, puro cotone), si cercava di realizzare qualcosa di innovativo nell'ambito della camiceria rispetto alle solite fantasie rigate bianco-blu.
Nel 1949 mio padre morì e io subentrai nell'azienda insieme a mia madre Teresa Bertero; intanto mi ero diplomato perito tessile. Col passare degli anni abbiamo ampliato la gamma degli articoli: camiceria da lavoro, canovacci, tende da sole di svariati colori, oltre alle tradizionali lenzuola di diverse misure nella loro altezza., iniziando a vendere non solo in Piemonte ma anche in Toscana ed in Emilia Romagna.
Praticavamo prezzi contenuti, per favorire una capillare rete di vendita con rappresentanti e grossisti. In questo periodo ci orientammo anche sugli stampati: avere un buon campionario significava farsi la stagione per un determinato articolo.
La nostra ditta era nata praticamente in casa, in un vecchio fabbricato di via Indipendenza, era di dimensioni artigianali; per proseguire occorreva però rinnovare i telai e gli impianti; mia madre ed io decidemmo allora di costruire un nuovo stabilimento, accendendo un mutuo per sette anni presso il Mediocredito e così ci trasferimmo nel nuovo edificio di via Padre Giacomo Marocco nel 1960, progettato con criteri antinfortunistici,

illuminato dall'alto e dotato di telai automatici. Mantenemmo comunque la dimensione artigianale, avendo alle dipendenze al massimo 11 operaie e 3 apprendiste e ricorrendo se necessario ai terzisti per far fronte ad esempio a forniture ospedaliere che erano benvenute nei momenti di crisi del mercato.

A partire dagli anni Settanta i paesi del Sud America cominciarono ad offrirci la materia prima finita; questi si rivelarono anni vantaggiosi in quanto la materia prima costava meno che in Italia.
Con le altre ditte tessili di Poirino correvano rapporti di collaborazione, sia nelle importazioni di filati di cotone, sia per soddisfare la domanda: si concordavano i listini dei prezzi. Tra noi produttori poirinesi di telerie si era formato di fatto un consorzio di acquisto della materia prima che veniva così ordinata in grandi quantitativi per ottenere risparmio sui costi, prezzi migliori e consegne più tempestive.

Alle ditte tessili poirinesi fu di grande aiuto, per farsi conoscere anche fuori dal territorio locale, la registrazione di un marchio comune di impresa Telerie di Poirino TP brevettato nel 1975 da cinque imprese: Quattrocolo, Musso Maurizio, Musso fratelli, Vacca Domenico, Gioda associate nella Unione Fabbricanti Tessili di Poirino con sede in piazza Italia; il marchio riguardava telerie, tessuti, coperte da letto, tappeti da tavola, articoli tessili vari e fu pubblicizzato non solo con i singoli prodotti ma la sua conoscenza si diffuse anche attraverso la radio; il motivo occasionale fu la necessità di far fronte alla concorrenza di ditte non di Poirino che imitavano le nostre telerie e le vendevano come tali, ma era altresì il risultato della collaborazione tra le ditte che concordando i listini prezzi evitavano una dannosa concorrenza.
A Torino c'erano alcuni negozi che vendevano le telerie di Poirino , uno fondato dagli Ansaldi continua tutt'oggi la sua attività in via Po e mantiene la dicitura Telerie di Poirino sull'insegna.

Negli anni Ottanta registrammo una flessione delle vendite; occorreva ammodernare le tecnologie, passare dai telai a navetta a quelli a pinza, questo richiedeva un ingente impegno finanziario: decisi pertanto di avviare l'attività verso la chiusura, nel 1982 lo comunicai ai dipendenti invitandoli a cercare altro lavoro, e quando l'ultimo dipendente se ne andò e le giacenze di magazzino furono smaltite, chiusi completamente nel 1988.

I gusti dei consumatori erano nel frattempo cambiati, le lenzuola di un tempo erano passate di moda come pure l'abitudine del corredo; il mercato richiedeva altri prodotti che avrebbero comportato investimenti elevati; inoltre la concorrenza estera poteva realizzare prodotti alternativi a costi minimi: queste le cause del declino del nostro tessile.

Con i tessitori di Chieri siamo sempre stati in contatto, partecipavamo alle riunioni della LIT, anche se abbiamo sempre conservato una nostra festa locale, dedicata a sant'Agata, in cui ci si ritrovava tutti: operai e imprenditori."

 

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