Intervista a Dante
Volpe e alla Prof.sa Gianotti Gabriella
La prof.ssa Gianotti
Gabriella è vice-presidente del museo storico del Carnevale
di Ivrea, autrice di molti libri sul Carnevale, studiosa della
manifestazione non solo sotto il profilo storico - culturale,
ma anche sotto il profilo antropologico cioè il Carnevale
come fenomeno civico e sociale.
Il sig. Dante Volpe
è stato generale nel 1961, ma al di là di questo rappresenta
la memoria storica del Carnevale. A partire dal 1936 ad oggi
ha ricoperto tutti i ruoli ed ha scritto vari libri sul tema
raccontando le sue esperienze.
L'intervista viene fatta presso la scuola ed è presente tutto
il gruppo di lavoro. I ragazzi sono molto emozionati, anche
perché la maggior parte di loro conosce almeno di fama il
Sig. Volpe.
In considerazione della natura dell'intervista e dei personaggi
intervistati, pur seguendo le indicazioni suggerite dagli
esperti, crediamo opportuno concedere ai nostri intervistati
uno spazio per raccontare le loro esperienze e, poi, fare
delle domande specifiche sul tema oggetto del nostro studio.
Prima di iniziare viene presentato il progetto e l'ipotesi a cui
stiamo lavorando cioè il Carnevale come momento di visibilità
dell'imprenditoria eporediese negli anni 1958-1963.
Dante Volpe:
- La vostra richiesta la trovo molto interessante, io darò
il mio apporto, io non sono uno storico della manifestazione,
ma avendola vissuta in prima persona so tante cose. E' un
grande merito che questo istituto si interessi di questa manifestazione.
E' la prima volta che mi capita in vita mia, ed io ho 83 anni
durante i quali ho sempre "fatto" con il Carnevale, che un
nucleo di persone, specialmente studenti si interessino di
questo evento che è molto importante: si vede che c'è un rinnovamento.
Per parlare del fenomeno Carnevale ad Ivrea occorre fare qualche
breve cenno storico. Il Carnevale ad Ivrea si codifica nel
1808. Per capire è opportuno
immaginare l'Italia del tempo: il Piemonte era una
repubblica cisalpina, e come disse Metternich
dopo il congresso di Vienna l'Italia era una semplice
espressione geografica e non uno stato.
Bisogna partire dalla società: all'epoca
non esisteva l'imprenditoria,
ma la società era formata da contadini ed agricoltori.
Quando avviene questo
mutamento il Carnevale si codifica. La mugnaia appare nel
1858. Alla vigilia della seconda guerra di indipendenza l'Italia
ha già una parvenza di stato, e di lì a due anni si avrà l'unita
d'Italia. Gli organizzatori del Carnevale e il movimento sociale
del tempo hanno ritenuto opportuno introdurre un elemento
femminile che rappresenta la libertà. Se, infatti, voi osservate
la mugnaia ha tre colori: la veste bianca, la fascia verde
e il berretto rosso. C'è un grande cambiamento rispetto al
1808, in fase embrionale esiste già uno stato, la borghesia
comincia ad affiancare questa roba qui..
Io ho conoscenza diretta
a partire dal 1925-1930 a tutt'oggi. Poiché la città
di Ivrea si è dotata o l'hanno dotata di questo avvenimento
è innegabile che la gente se ne interessi anche da un lato
che potremmo definire materiale. Il Carnevale produce
lavoro, ci sono gli artigiani, ci sono i sarti che fanno le
divise, insomma c'è tutto un fermento.
Degli anni 1930-32
ho conoscenza diretta. L'Italia era un paese povero diviso
fra il nord dove c'erano le fabbriche e il sud poverissimo.
Ad Ivrea c'era in quegli anni molto artigianato, piccolo commercio,
insomma quella imprenditoria minuta, chiamiamola pure piccola
borghesia, non in senso dispregiativo, molto attiva che incomincia
ad interessarsi al Carnevale. La grande imprenditoria viene
dopo negli anni 50' quando la società Olivetti si sviluppa
non soltanto a livello nazionale, ma internazionale. Olivetti
aveva intuito la grandezza di questo evento che era il Carnevale
e non poteva restarne fuori. Nella struttura organizzativa
del Carnevale si convogliavano tante attività: c'erano i disegnatori
delle uniformi, c'erano i sarti e le sarte .ma questo era
artigianato. Alle spalle di questo artigianato, poi, arriva
l'industria che comincia a comprare le stoffe per distribuirle,
si fa l'allestimento scenico del Giacosa. Allora andavamo
a Milano alla Scala, dove c'erano i grandi costumisti, a prendere
le divise. Tutto questo fermento che non c'era prima della guerra 1915 - 1918,
si verifica nel primo dopoguerra. Più tardi interviene l'imprenditoria
vera e propria e si cominciano
a fare i carri allegorici
il Carnevale diventa un'industria .... si va a Viareggio.
L'imprenditoria ha una sua importanza nella manifestazione,
a mio modo di vedere, un 50% - 60%, ma il resto di questo
evento è un mistero, è una poesia che si ripete sempre...
L'imprenditoria, secondo me, non poteva non partecipare al
Carnevale, ma il suo apporto è solo di beni materiali e non
per trarne profitto, questo è molto importante. L'imprenditoria
canavesana ed eporediese
si aggrega al Carnevale, ma lo fa per piacere alla città non
per trarne un profitto, credo che questo vada sottolineato.
Rispetto ad altri carnevali, come quello di Viareggio ad Ivrea
il Carnevale non è fatto con scopo di lucro. Ritengo anzi
che l'imprenditoria sia stata encomiabile, e questo aspetto
rende unico il Carnevale di Ivrea. La famiglia Olivetti era
molto legata al Carnevale perché il vecchio Camillo, proprio
il fondatore della ditta, a suo tempo aveva fatto l'abbà.
La famiglia Olivetti ha fatto molto per il Carnevale: ci sono
diverse mugnaie della famiglia, interviene sui carri allegorici,
e sull'asilo. L'imprenditore nel Carnevale non investe lo
fa per suo piacere, può perdere dei soldi, perché con il Carnevale
non ci ha mai guadagnato nessuno.
Questo lo posso
dire in quanto ho ricoperto molti ruoli dal generale, al gran
cancelliere, al presidente del comitato, ufficiale, in poche
parole sono l'unico personaggio che negli ultimi duecento anni ha ricoperto tutti
ruoli, mi sono occupato oltre che della parte decorativa anche di quella amministrativa anche se mi
è meno consona, durante queste esperienze ho sempre visto
una grande festa, sono sempre stato molto attento e guardavo
da dove provenivano i soldi, chi investiva ...forse in questi
ultimi 5 - 6 anni ci sono stati dei cambiamenti, non so se
dovuti a quest'era
super tecnologica che io capisco poco perché sono di un'altra
generazione, si sono verificati dei fatti dei quali però forse
non è questa la sede opportuna per parlarne che evidenziano
che i nuovi imprenditori cercano di "fare soldi" con il Carnevale.
Fin qua bisogna
dire che gli imprenditori sono stati "encomiabili" hanno profuso
il loro denaro senza guadagnarci nulla, così è andato avanti
per 50 - 70 anni...forse si sta affacciando sullo scenario
politico una nuova classe che non è all'altezza: sono problemi seri che ho
affrontato nel mio ultimo libro...
Io non scrivo mai sulla
sabbia, io sono un ligure-biellese e i liguri-biellesi scrivono
sul cemento e sulla roccia. Spero di essere stato chiaro,
in quanto come ripeto non ho fatto le scuole, la sintassi
l'ho imparata da solo, nessuno mi ha insegnato niente e questa
è la mia forza. Se volete fare delle domande?
Interviene la prof.sa
Gianotti Gabriella: - Vorrei sottolineare un aspetto richiamato
da Dante, quello cioè relativo al fatto che l'imprenditore
investiva non tanto per averne un profitto, la gente vive
e partecipa il Carnevale, ne fa la sua espressione
sia a livello imprenditoriale
che a livello personale, ma non lo fa per trarne un beneficio
economico immediato. A tale proposito basti pensare, e questa
è una questione emersa in questi giorni, che al Carnevale di Ivrea non si è mai fatto pagare un biglietto
d'ingresso, questo è espressione di un certo approccio e di
una differenza sostanziale rispetto ad altre esperienze ad
es. il palio a Siena, del modo i cui tutta la città
vive la festa.
Interviene di nuovo Dante Volpe: - Aggiungo che il Carnevale
di Ivrea è conosciuto in tutto il mondo, forse gli altri carnevali sono più sfarzosi, il Carnevale
di Ivrea è "spezzettato" in mille cerimonie. Il Carnevale
di Ivrea non si deve guardare, ma si deve partecipare per
capirlo, non è una parata ...E' uno spettacolo di popolo,
non c'è preclusione per nessuno. Il Carnevale di Ivrea è una
cosa incredibile..è una cosa magica, è la magia che gli altri
carnevali non hanno e che lo rende unico... Ci sono domande?
Domanda: -
Come veniva scelta la mugnaia?
Dante Volpe:
- La scelta della mugnaia era semplicissima dato che ad Ivrea
sono sempre molte le signore che ambiscono a questo ruolo,
perché è un ricordo che rimarrà per tutta la vita, in pratica è più semplice
scegliere la mugnaia che il generale.
Si inizia prima, già a partire dalla primavera, quando
si viene a sapere che ci sono due o tre signore interessate
a diventare mugnaie, e questo lo si dice nei salotti, cosicché
vengono avvicinate dai componenti del comitato con cautela
e si fanno dei sondaggi. In genere sono
molto contente, allora
parlano con il marito, perché entra in gioco un fattore il fattore economico. Ma ora vi dico un segreto non è sempre solo
la mugnaia che paga, interviene il marito, interviene il suocero,
così che le spese si dividono. Penso, però che non bisogna
dire che chi fa la mugnaia ha i soldi, è una questione di
scelte, c'è chi ama la Ferrari e chi.. Vuole fare la mugnaia
perché ad Ivrea è importante... se lo ricorderà per sempre.
Per essere più preciso vi dico che all'interno del comitato
ci sono degli individui che si chiamano "cerca mugnaie" ...io
quando ero presidente del comitato non chiedevo mai chi era la mugnaia al mio
"cerca mugnaie", questa era una mia etica professionale. Lui
sonda, cerca, va da
quelle famiglie che si sa che potenzialmente ambiscono a questa
cosa, se l'affare si conclude fatto tutto lì:..Poi si discute
della situazione economica, una cosa importante, e che pochi
sanno, è che il comitato ha una riserva, perché la mugnaia
può avere un lutto, può andare in montagna e rompersi una
gamba.., insomma c'è
sempre una riserva perché può capitare un imprevisto.
Domanda: - Le mugnaie
negli anni che vanno dal 1954 al 1965 provenivano da famiglie
di imprenditori? (si sottopone al Sig. Dante Volpe
l'elenco delle mugnaie di quegli anni tratto dai verbali)
Dante Volpe:
- Negli anni che vanno dal 1954 al 1965 era aiutante di campo
... si vediamo, Morniroli
che era generale era un imprenditore, perché allora
aveva la Fiat, la mugnaia nel 1954 era la Blotto, anche lei
proveniva da una famiglia imprenditoriale biellese; nel 1955
è mugnaia la Anna Bonfante Diatto, il marito era un ingegnere
e avevano le argenterie; nel 1956 la mugnaia era Grazia Olivetti,
moglie di Adriano e abbiamo già detto tutto..; nel 1957 la
mugnaia era Savina Roggero, il marito era un dottore che faceva assistenza sociale
all'Olivetti; nel 1958 c'è Maria
Bargellini Borello si tratta di famiglia di notai. Nel 1959 c'è
Mila Fiocchi, il marito è un architetto; nel 1960 c'è la Romana Bonfiglioli che viene da una famiglia borghese, ma
non so in modo specifico che attività svolgessero; nel 1961
insieme a me che ero generale c'era la Mimina Galardi che
era la figlia di Lizier, nemmeno a parlarne, la madre era
la sorella di Adriano Olivetti. Nel 1962 c'era La Gobbi il
marito della quale era un ingegnere,.. come vedete i mariti
erano tutti professionisti o imprenditori.....anche Benedetti
marito di Mariuccia Bozzello, mugnaia del 1963, era un ingegnere.
Da notare che sia il Benedetti, il Gobbi, il Galardi e il
Fiocchi erano tutti ingegneri legati alla Olivetti, legati
alla grande imprenditoria.
Cecilia Bermond, mugnaia nel 1964, viene invece da
una famiglia di medici . Ecco, forse l'unica popolana , chiamiamola
così, perché tra parentesi non è dispregiativo è la Olivia
Maga. Il padre di
Olivia Maga aveva
il ristorante "Monte Stella", sposata con Saudino, un mio
coetaneo, forse era l'unica di estrazione popolare. Poi c'è
una leggenda molto sciocca
che non so dove sia nata che la mugnaia deve essere
l'ultima sposa, ma se l'ultima sposa ha 60 anni.per piacere
che sciocchezze. Poi la mugnaia incarna la liberà, ma una
delle peculiarità è che ognuno se la paga e non chiede niente
a nessuno
Interviene la prof.sa
Gianotti Gabriella: - Tutto ciò è frutto di queste rivisitazioni
che sono stratificate sulle leggende del Carnevale.
Dante Volpe:
- Insomma qui ci sono 10 mugnaie e tutte hanno possibilità
finanziarie, non diciamo ricchissime, ma non è certo indifferente.
La persona sceglie di fare la mugnaia perché resterà nel ricordo della città, ed è vero. I giorni
del Carnevale sono giorni emozionanti, perché bisogna essere
comunicativi quando si fa il generale, o si ricoprono dei
ruoli. Mio padre voleva farmi studiare, ma io ho detto che
erano soldi buttati, che cosa ci potevo fare io in un ufficio?
Io devo parlare con la gente, mio padre era un banchiere,
non un bancario, sapete perché aveva il banco in piazza del
mercato, perciò era un banchiere.. Io ho sempre avuto a che
fare con la gente, ed è una cosa meravigliosa trovarmi qui
con voi .per me è molto emozionante...se penso che la futura
classe dirigente sarete voi. Fate pure altre domande.
Domanda: - Al di là del fatto che le persone partecipino al Carnevale perché
gli piace, è possibile che alcune lo facciano per avere visibilità
a livello civico, sociale ed economico?
Dante Volpe:
- Si, indubbiamente, c'è esibizionismo, la notorietà, la debolezza
umana è quella che è. La notorietà in fin dei conti non guasta
in un cittadino, è un peccatuccio veniale. Certo l'aver partecipato
attivamente, l'aver fatto il generale, al Carnevale è servito
moltissimo nel mio
lavoro, poi è stato mio compito svilupparlo. Sono conosciuto
da tutti, ancora oggi vado in certi posti e mi salutano "ciao
generale" e dicono ai loro figli "questo è stato generale.."
Quelli più recenti, invece, non sono conosciuti dalla gente, magari non sanno
nemmeno il nome del generale dell'anno scorso. Sono d'accordo
che un po' di notorietà ci vuole e piace, la differenza è
che io lo facevo per la città e non per me stesso, ma questo
riguarda Dante Volpe. Altri vanno lì per farsi vedere quei
tre giorni, poi spariscono e chi li conosce più? Chiudo il
mio libro dicendo che Dante è sempre qua con i giovani...ecco
la magia il vecchio è ancora qua con i giovani. La magia è
proprio questa, io posso continuare
e portare avanti il discorso del Carnevale con voi
giovani.. Questo è bellissimo. Tornando all'interpretazione
dei ruoli, va detto che la mugnaia ha meno peso del generale,
perché resta in carica solo tre giorni, il generale, invece,
comanda la piazza, i militari...
Domanda:
- Tutte le persone che hanno svolto dei ruoli
si sono poi allontanate o sono rimaste legate al Carnevale?
Dante Volpe:
- Io sono rimasto, tanti si, tanti no. C'è gente che ha fatto
per anni l'ufficiale perché non era adatto a fare il generale,
ma è sempre rimasto vicino al Carnevale. Per questo dico che
il Carnevale di Ivrea bisogna farlo e non guardarlo. Molti
si distaccano, molti lo vivono e sono molto orgogliosi di
aver fatto l'ufficiale, ne parlano in famiglia, lo inculcano
ai giovani, e questa è una delle forze magiche...
Prof.sa
Gianotti Gabriella: - Oggi, un fenomeno
che è figlio degli ultimi 30 anni, forse legato proprio al
fatto che le persone sono orgogliose di aver fatto il Carnevale
e di averne fatto parte in qualche modo, è fiorito un associazionismo
incredibile, esistono tutta una serie di gruppi: l'ordine
della mugnaia, l'ordine degli abbà, il circolo dello Stato
maggiore, l'associazione delle vivandiere...che a vario titolo
raggruppano tutte queste persone che
hanno ricoperto dei ruoli, proprio perché vivono questa
identità, difficilmente la lasciano
perché è una identità sociale, c'era comunque un riconoscimento
sociale molto alto ad Ivrea, e c'è ancora oggi. Nonostante
che nel tempo siano cambiati molti aspetti del Carnevale,
però è ancora molto viva questa sorta d' identificazione,
quindi voglia di far gruppo.
Dante Volpe:
- E' vero quello che dice, noi ai nostri tempi ci dovevamo
riunire nei caffè, non c'erano queste cose, oggi gli ufficiali,
i porta bandiere e i pifferi hanno tutti il loro circolo..e
così via, tutte le squadre degli aranceri....ogni gruppo ha
la sua sede. Ci sono stati, è vero, anni in cui avevamo paura
che tutto venisse disperso, ma c'è stato un ritorno fortissimo,
si ama il Carnevale in modo diverso. Io lo amo alla maniera
di Dante Volpe. Oggi questi gruppi si sono organizzati, fanno
dei comizi, delle discussioni :si è creato un tessuto connettivo
di elementi che partecipano alla manifestazione . Una volta
non esistevano, i pifferi suonavano e andavano a casa loro,
oggi hanno sedi bellissime...bisogna vedere il senso positivo
di quello che si è fatto. Tanti vogliono intervenire, una
volta era di secondo piano fare il porta bandiere, io ho portato
la democrazia dentro al Carnevale e l'ho scritto nei miei
libri, adesso c'è armonia ed è organizzato in modo diverso.
Ognuno ha il suo ruolo e come avviene in democrazia uno vale
l'altro..poi, se sono generale ti metto sull'attenti, ma non
sono l'oligarca...poi ci vuole un po' di mestiere. Oggi il
livello culturale si è innalzato, sono tutti più acculturati.
Domanda:
- Perché il Carnevale di Ivrea è un Carnevale civico
e di ruoli?
Prof.sa Gianotti Gabriella: - Il Carnevale di Ivrea
è un Carnevale che ha al suo interno delle espressioni storiche
di spessore e di valore completamente diverso dal punto di
vista temporale. Sicuramente la parte più antica del Carnevale
è rappresentata dallo scarlo e dalla zapata che è la
parte del cerimoniale che ha otto secoli, è quella medioevale. La fine del 1700 e l'inizio
dell'800, come diceva Dante, vede una trasformazione del Carnevale,
si sostituisce la figura che all'epoca gestiva il Carnevale
e che era l'abbà. Considerate, poi, che mentre oggi l'organizzazione
del Carnevale è legata alle funzioni religiose e a certi tipi
di poteri civili, ai fini del '700 - inizi '800 agli abbà
e alla loro musica che erano i pifferi non era consentito
entrare in chiesa, proprio perché, il Carnevale rappresentava
questo aspetto diverso, distaccato. E', invece, l'800 che
incarna questa rappresentazione civica; ecco quindi nascere
la figura del generale e stato maggiore, e se noi andiamo a vedere chi ricopriva agli inizi questi ruoli ci rendiamo conto che
non c'era nessun militare, ma erano i notabili della città.
Erano le persone di cultura, della borghesia le persone che
vivono i cambiamenti dell'unità d'Italia.
Le persone che vivono queste spinte nuove e che mettono
all'interno della festa la loro parte, il loro riconoscimento:
ecco, quindi che amministrazione civica e Carnevale diventano
uno l'espressione dell'altro, ed ecco che si comincia a "tirare
il verbale" della manifestazione. Si scrive ciò che accade,
cosa che prima non era mai stata fatta. Si comincia a fare
verbale di ciò che viene fatto, delle azioni che si compiono,
delle cerimonie e delle investiture, perché queste hanno una
valenza ben diversa rispetto al periodo precedente. Questa
connotazione diventa sempre più forte nell'800 e nei primi
del '900, ed è tutt'ora viva anche se ovviamente con aspetti
e modalità diverse, ma è proprio per questa identificazione
della città con la sua manifestazione che il Carnevale di
Ivrea è sopravvissuto, è rimasto nel tempo diversamente da
quello che è accaduto ad altri carnevali. Basti pensare al
Carnevale di Venezia che era vivacissimo nel medioevo e poi
scompare per quasi 400 anni. Il Carnevale di Venezia, per
come lo conosciamo noi, è un'invenzione di circa 70 anni fa,
quindi è vero che
il Carnevale di Venezia è antico, si fa per dire, ma è stato
riportato in vita come episodio di rievocazione per onore
della città di Venezia, e non è stato continuativo nel tempo,
cosa che, invece, è successa ad Ivrea. Ivrea sposa la festa
e diventa importante anno per anno costruire una storia scritta
della festa nei processi verbali. E man mano che il tempo
passa i processi verbali diventano sempre più importanti,
all'interno del verbale
si citano sempre più fatti, più situazioni che sono concesse
alla vita alla storia della città e non solo alle persone
che in quel momento interpretano dei ruoli.
Dante Volpe:
- I personaggi principali non erano né la mugnaia, né il generale,
che erano e sono degli elementi decorativi, ma
era il Gran Cancelliere, il decano dei notai. Quello che si
vede in giro con la parrucca è il sostituto Gran Cancelliere
e dipende dal Gran Cancellier. Annota tutti i cambiamenti
che si fanno, anche se si cambia una strada viene annotato.
Egli dovrebbe stare sotto il municipio ad osservare ed annotare
i fatti, ma per esigenze sceniche gira con lo Stato Maggiore,
seppure è un civile. Di lui risponde il Gran Cancelliere, che come
già detto è il decano dei notai. Attualmente è il Dott. Soudaz.
Ha un potere giuridico e deve richiamare all'ordine anche
il Generale se "sgarra". Il notaio è de jure, gli altri personaggi
no.
Prof.sa
Gianotti Gabriella: - Questo è importante, perché diventa
volta per volta storia: i nomi restano segnati in un documento
che è a tutti gli effetti ufficiale. Questo non ha solo una
valenza essenzialmente cronicistica, il fatto che gli avvenimenti
e le persone siano segnati
nei verbali e, quindi ufficialmente registrati e vincolati attribuisce
a ciò una connotazione
diversa. Tanto è vero che,
non solo per motivi di ordine pubblico, come spesso
accade, è richiesto alla municipalità di intervenire con editti,
con particolari normative che non sono solo di ordine organizzativo,
ma spesso diventano di
"ordine ideologico" . Basti pensare all'ordinanza e al proclama
del Generale, cioè al fatto che la persona che il giovedì
grasso prende il potere sulla città, in definitiva, emana
due documenti che vengono registrati a tutti gli effetti negli
archivi comunali. Fra 250 anni questi documenti saranno presenti
a tutti gli effetti fra gli atti del comune, come qualunque
lettera che il sindaco di Ivrea scrive oggi, o qualunque ordinanza
che emana. Allo stesso livello sono conservati questi documenti,
questo è dunque un valore civico forte e duraturo.
Dante Volpe ricorda ai ragazzi che lui
ha fatto il Generale per ben quattro volte.
Prof.sa
Gianotti Gabriella: - Vorrei sottolineare che soprattutto
la generazione di Dante Volpe, e tutte le persone che come
lui hanno vissuto il Carnevale ne hanno un sentimento e una
partecipazione molto alta e profonda. Dante ha vissuto dei
carnevali in cui, per esempio, la componente folcloristica,
cioè la battaglia delle arance, aveva un peso ben diverso
nella manifestazione e allo Stato Maggiore e al suo capo che
era il Generale erano demandati dei compiti che oggi non hanno
più, proprio perché, come già detto la manifestazione presenta
delle caratteristiche diverse.
Dante Volpe:
- Ma le ripristineremo, stai tranquilla!
Domanda: - Quali sono le caratteristiche del Carnevale negli anni che vanno dal 1958
al 1963?
Dante Volpe:
- Li caratterizzava una partecipazione più corale della città.
Va detto che allora le persone non avevano la possibilità
di muoversi facilmente per cui partecipavano di più, poi nel
tempo altri paesi hanno organizzati loro carnevali, anche
se sono solo delle scopiazzature. Allora non c'erano nemmeno
gli aranceri, ma tirava tutta la città dai balconi, c'era
insomma una coralità diversa..poi le cose cambiano e sono
nati gli aranceri.
Questi aranceri
sono centri di potere, sono un po' come gli ultrà, sono un
po' indisciplinati. ma quando parlo io agli aranceri mi ascoltano
e stanno zitti. Devo dire che comunque hanno stravolto molto
il senso del Carnevale per come lo vivevo io. In senso positivo
a loro va riconosciuto l'imbandieramento della città , però
va anche detto che essi hanno sostituito lo Stato Maggiore,
cioè la parte storica del Carnevale. Noi abbiamo assorbito
questo cambiamento e oggi fa parte del folclore che prima
non esisteva.
Prof.sa
Gianotti Gabriella: - Quegli anni, dal 1958 al 1963, sono
anni in cui il Carnevale è sicuramente più intimo: Ivrea non
ha ancora subito grandi flussi migratori.
Va comunque detto che Ivrea subisce flussi migratori
con grande intelligenza perché l'imprenditoria Olivetti riesce
a creare dei flussi molto diversi rispetto a quello che subisce
Torino. Diciamo che gli ingressi a Ivrea sono molto meno ghettizzati,
perché comunque c'era il tentativo di evitare uno sradicamento
più antico. Olivetti è quello che ha messo anni prima la gente
in grado di non lasciare la Val Chiusella per venire a lavorare
all'Olivetti, non aveva sradicato il territorio da se stesso
e non sradicava in maniera brutale l'immigrato che arriva
e si insedia. Certamente questo flusso migratorio modifica
il Carnevale a livello di partecipazione e di gestione. Si
creano delle situazioni diverse e gli equilibri cambiano.
Quei carnevali sono
sicuramente connotati da un dato di fatto, cioè chi organizzava
il Carnevale, e Dante ne è una testimonianza,
faceva tutto: organizzava, vestiva la divisa, se c'era
bisogno andava a cercare con gli amici i carri allegorici,
c'era un'emergenza e l'affrontavano, erano persone che si
impegnavano a 360 gradi, indistintamente facevano tutto ciò
che occorreva fare. Erano gruppi di amici legati moltissimo
anche da questo fattore. Chi partecipava aveva rapporti personali
tra di loro e con gli aranceri, senza dubbio diversi da quelli
che oggi esistono tra le diverse componenti, e che sono maturati
nel corso del tempo.
Dante
Volpe: - I figli degli immigrati degli anni '50, sono
tutti aranceri, quindi sono attaccati al Carnevale. Questo
è molto importante. Anche mio padre ha fatto il Generale nel
1931 e nel 1932 e non era eporediese, veniva da Biella, e
poi si è innamorato del Carnevale e non si è più mosso, ha
fatto l'organizzatore prima e dopo la guerra. Io sono nato
in questo ambiente, potrei dire che sono figlio d'arte, ho
sempre partecipato al Carnevale e lo faccio ancora oggi....Il
giovedì grasso è la parte più intima della festa, c'è solo
la gente che si riversa in piazza, non ci sono i carri allegorici,
è la festa degli eporediesi, si fanno delle cerimonie bellissime.
Si va in vescovado, poi il generale prende il potere, nelle
prime due uscite il generale ha la fascia. Poi c'è ancora
la cerimonia degli uditori, di cui io sono
un probo viro, sono cerimonie raccolte, senza essere
disturbati dagli aranceri. Prima il giovedì grasso si andava
all'operetta e il comune pagava un pranzo ai suoi dipendenti
e anche agli ufficiali. Il momento più emozionante, quando
sono stato generale, è quando ero con la mugnaia, mi facevo
due passi indietro, perché in quel momento era lei l'eroina,
non volevo rubarle il posto. Tutti i Generali vengono da me
a chiedere come devono fare, ed io rispondo "siate voi stessi".
Io ridevo sempre i primi due giorni, poi, facevo il serio.
Quello che conta nel Carnevale è la piazza, e non i salotti.
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