Le
imprese a partecipazione statale e le attività di
salvataggio
Gli
anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta furono
vissuti all’insegna della crescita dei consumi di
massa e dell’espansione della spesa pubblica per
l’istruzione, la previdenza pensionistica e
assicurativa e la sanità (stato
sociale).
La spinta al rialzo del potere d’acquisto e alla
conquista di garanzie sindacali e diritti civili fu
irrefrenabile.
Tutta
l’Italia, compresa la Sicilia, fu attraversata dal
famoso autunno
caldo,
che esplose, anche con risvolti drammatici, nelle
campagne,
nelle fabbriche, nelle scuole e nelle Università. Gli
Atenei siciliani vennero occupati dagli studenti per
ottenere l’ampliamento del diritto allo studio e
un’ impostazione più moderna e critica
dell’insegnamento universitario. La benefica cultura
della libertà dal bisogno e dall’autoritarismo
culturale, che caratterizzò gli anni Sessanta,
sottovalutò tuttavia le conseguenze che sarebbero
derivate nel tempo da un’eccessiva crescita della
spesa pubblica. Negli anni Settanta l’aumento del
potere d’acquisto attraverso l’aumento dei salari
si accompagnò costantemente al rialzo dei prezzi
provocando una pericolosa corsa all’inflazione; i
consumi crebbero, ma lo sviluppo divenne sempre più
fittizio.
Tuttavia
l’instabilità dell’economia italiana in quegli
anni si dovette soprattutto ad altre ragioni, che
ebbero un peso rilevantissimo per le sorti
dell’economia del Mezzogiorno e della Sicilia. Oltre
al fatto che lo Stato cominciò a spendere oltre le
sue possibilità finanziarie, fu negativa la scelta di
attribuire all’impresa pubblica un ruolo primario
nell’industrializzazione italiana e soprattutto
nell’industrializzazione delle regioni meridionali.
Tale tipo di impresa aveva in Italia la forma
particolare di grandi enti che con capitale e per
conto dello Stato controllavano il capitale delle
imprese dipendenti, dette perciò imprese a partecipazione
statale.
Gli enti più importanti furono i già ricordati Iri
ed Eni, cui si aggiunsero nel 1958 l’Ente per la
gestione della attività minerarie (Egam), nel 1962
l’Ente per il finanziamento dell’industria
meccanica (Efim), e nel 1971 la Società per la
gestione delle partecipazioni industriali (Gepi).
Gli enti pubblici e le loro imprese operarono
su tutto il territorio nazionale con totale autonomia
dallo Stato e dalla pubblica amministrazione, ed
ebbero una rilevantissima presenza in Sicilia. Le
conseguenze furono diverse. Non dovendo dar conto
delle loro perdite economiche, che nella gran parte
dei casi furono assai consistenti soprattutto dagli
anni Settanta, ma avendo diritto al rifinanziamento
pubblico per ragioni di pubblico interesse, essi
alimentarono in maniera progressivamente più corposa
il deficit pubblico (va tenuto presente che spesso gli
enti pubblici di gestione vennero utilizzati per
salvare imprese in crisi e per salvaguardare
l’occupazione dei dipendenti). Inoltre, proprio in
quanto totalmente autonomi dallo Stato anche se
pubblici, tali enti indebolirono la pubblica
amministrazione, che perdette poteri e divenne sempre
più incapace di fare una buona politica industriale e
infrastrutturale.
Nel
Mezzogiorno e in Sicilia le imprese a partecipazione
statale rappresentarono un modello di
industrializzazione indotto dall’esterno, senza
radicamento nell’economia locale e incapace di
generare nuove imprese locali e nuove possibilità di
lavoro. Studi recenti sostengono che tali tipi di
imprese distrussero o indebolirono preesistenti
attività imprenditoriali.
La Regione Sicilia, anziché tracciare un reale
autonomo percorso di sviluppo, radicalizzò la scelta
nazionale di pervadere l’economia di società
industriali e finanziarie a capitale pubblico. Gli
enti finanziari e industriali, creati in Sicilia con
capitali della regione, finirono con l’aggiungersi a
quelli nazionali. Nel 1957 nacque la Società
finanziaria siciliana, nel 1960 l’Azienda asfalti
siciliana, nel 1963 l’Ente minerario siciliano, nel
1967 l’Ente siciliano per la promozione industriale.
Anche questi enti, più che una politica di
promozione, finirono con lo svolgere un’ attività
di salvataggio delle imprese in difficoltà.
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