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Le
ricerche - Storie di vita |
Mario
Vergnano
Imprenditore tessile
Poirino - Sede FI.DI.VI - 10 dicembre 2004 |
"Mio
nonno Domenico Vergnano, viveva ad Airali ed era un agricoltore.
Con la sua numerosa famiglia si trasferì a Chieri dove
aprì un magazzino per il commercio di prodotti coloniali
che gestì fino agli anni '30 quando il regime autarchico
impose delle limitazioni a tale attività che però
aveva già procurato alla nostra famiglia una discreta
fortuna.
Mio nonno aveva tre figlie e sei figli maschi tra cui mio
padre Giuseppe, classe 1900, che sposò Caterina Gastaldi,
proveniente da una famiglia di tessitori già conosciuta
fin dai tempi dell'università del fustagno. |
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Nel
1941 rilevò la ditta Giaretti, con sede in viale Val
Cismon, che già allora contava 20 telai a mano e due
telai meccanici ed era specializzata nella fabbricazione di
copriletti.
Nel 1945 l'azienda si trasferì in Viale Fiume e, da
quel momento, la produzione si diversificò: arredamento,
biancheria, frange, tende; anche il ciclo di lavorazione si
integrò verticalmente fino a comprendere, in tempi
più recenti, non solo l'orditura, la tessitura, la
tintoria e il finissaggio, ma anche l'accoppiatura e l'elettrosaldatura
per consentire alla nostra azienda di operare in un settore
specifico come quello automobilistico.
Nel 1958, a soli 17 anni, dopo tre anni di scuola tessile,
sono entrato nell'azienda di mio padre; mi è stato
messo in mano il campionario e sono stato mandato in giro
per l'Italia a cercare clienti e a vendere coperte, anche
se a me il settore dell'arredamento non piaceva.
La nostra azienda era di piccole dimensioni, infatti a Chieri
vi erano ditte molto più grandi e specializzate della
nostra poiché avevano una tradizione tessile molto
più antica. In quegli anni, le mie zie Carolina ed
Ernesta vendevano lane e coloniali ed il sig Vigliani, rappresentante
delle lane Borgosesia, fu il primo a portare in Italia il
poliestere con cui la Borgosesia fece il filato lana-terital..
Mi regalò due telai a ratiera per lavorare il nuovo
filato in lana e terital "rhodiatoce scala d'oro, mio
padre mi fornì uno spazio per collocarli e mi diede
carta bianca in questo settore. |
Con
queste nuove fibre si aprirono nuove prospettive di lavoro
e noi avevamo avuto delle buone intuizioni perchè questo
nuovo tipo di lavorazione si rivelò ben presto un grande
successo e una vera rivoluzione per quei tempi a Chieri. La
nuova produzione fu presto attuata da molti altri imprenditori,
e già allora c'erano una trentina di aziende operanti
nel settore dell'abbigliamento.
Nel 1960, dopo solo tre anni, avevamo già trenta telai
e la domanda era ancora in crescita. Si producevano soprattutto
gonne plissettate e pantaloni in lana- terital ingualcibili
che tenevano la piega e perciò facili da stirare.
Negli anni del boom economico c'era lavoro per tutti; le crisi
economiche esistevano ma duravano ben poco, qualche mese,
ed era sufficiente cambiare articolo o clientela per ritrovare
un mercato fertile. C'era molta flessibilità nella
produzione e un grande spirito collaborativo con i dipendenti;
i rapporti erano improntati al paternalismo e solo con "l'autunno
caldo" si ebbero episodi sporadici di contestazione.
I nostri dipendenti con i soldi guadagnati in tessitura si
sono costruite le loro case e le hanno anche pagate; questo
significa che non stavano poi così male anche se non
c'erano le esigenze che abbiamo noi adesso.
Nel 1969, morì mio padre e l'azienda passò a
me e alle mie quattro sorelle.
Mio padre, nel corso della sua vita, rifiutò più
volte il titolo di Cavaliere anche se ricoprì diversi
incarichi pubblici; venne nominato vice-sindaco, consigliere
provinciale, presidente dell'ospedale di Chieri e fu uno dei
fondatori della DC . Le cariche allora erano completamente
gratuite, ma è ovvio che un certo interesse di categoria
esisteva in quanto è assurdo pensare che non ci fosse..
Tra gli industriali chieresi c'è sempre stata una grande
stima reciproca, ma nessuna forma di collaborazione, anzi
ci si faceva una concorrenza spietata, nonostante le "fabbriche
nascessero come funghi" in quel periodo. Se una ditta
faceva un nuovo articolo, il vicino glielo copiava il giorno
dopo. Io ho sempre cercato di fare cose diverse, non ho mai
copiato nessuno. C'era grande concorrenza e individualismo:
si cercava collaborazione solo nel caso si fossero ricevute
grandi commesse che non si potevano evadere singolarmente,
ma il contenuto dei campionari era assolutamente segreto rendendo
vero il detto "mors tua, vita mea".
Mio padre era consociato alla LIT al contrario
di me, invece iscritto all'API. Io non partecipai mai alle
cene organizzate dalla LIT in occasione della festa dell'Immacolata.
Il clima che si avvertiva in queste ricorrenze era quello
di un'amicizia puramente formale.
Ora a distanza di molti anni dal nostro inizio
molte cose sono cambiate. La realtà attuale è
condizionata da molteplici aspetti formali-burocratici per
qualità e certificazioni quando si riscontrano quotidianamente
contraffazioni di marchi e di brevetti. |
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