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Le
ricerche - Storie di vita |
ALESSANDRO
PERSICO
Imprenditore tessile - passamaneria
Chieri - Via Perrone - 21 gennaio 2005 |
"La
mia azienda è nata il primo gennaio 1955 quando ho
iniziato questa attività mettendomi in proprio con
un socio: Oreste Agnesone , due telai e quattro dipendenti.
Prima di fare questo ho lavorato per dieci anni come dipendente
nella passamaneria di mio zio Giovanni Tosco proprietario
della Passamaneria Italiana.
Io e il mio socio abbiamo dapprima preso in affitto una tettoia
di fortuna in via Gualderia. Il locale, adattato dal proprietario
senza molte pretese, era molto freddo e per riscaldarci usavamo
due stufe a segatura e una stufa a carbone. La domenica sera
bisognava già accendere le stufe per riscaldare l'ambiente
altrimenti il lunedì era impossibile lavorare. |
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Dopo circa cinque anni, con il progressivo aumentare degli
affari ed avendo già messo da parte qualcosa, ci siamo
trasferiti in via Roma in un locale di mia proprietà
fatto costruire appositamente più grande del precedente
e ben riscaldato. Anche i nostri dipendenti erano nel frattempo
aumentati diventando sedici.
Nel 1970 mi sono diviso dal mio socio ed ho proseguito da
solo la mia attività.
Nel laboratorio di via Roma sono rimasto per una quindicina
di anni poi mi sono sistemato in via Buschetti, in locali
ancora più grandi con venticinque dipendenti.
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Circa
otto anni fa mi sono trasferito in via Perrone, nel laboratorio
in precedenza occupato dalla società Arital e che io
ho preso in affitto dagli imprenditori tessili Brunetti che
nel frattempo avevano chiuso una parte della loro attività.
Fra gli imprenditori tessili chieresi non c'era collaborazione,
anzi ci si faceva concorrenza. Negli anni cinquanta sessanta
c'era solo l'unione industriali che era guidata dai maggiori
imprenditori: i Tabasso, i Vasino; poi è stata costituita
anche l'API, noi siamo associati da una decina d'anni.
Noi eravamo piccoli imprenditori, non partecipavamo alla festa
dell'8 dicembre, io non ho mai portato il baldacchino alle
processioni del Corpus Domini cosa questa riservata agli industriali. |
Oggi
la mia azienda è una società a conduzione familiare
dove lavorano anche mia moglie, mia figlia, venticinque dipendenti
interni e una quarantina di lavoratrici a domicilio la maggior
parte delle quali abitano in paesi della provincia di Asti.
La lavorazione affidata a domicilio è esclusivamente
manuale e la retribuzione è a cottimo.
La nostra produzione è prevalentemente indirizzata
verso la passamaneria per arredamento, produciamo solo su
ordinazione facendo uso di campionari contenenti migliaia
di articoli in numerose varianti di colore e stili..
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Questo che stiamo vivendo è il periodo più brutto
che mi sono trovato a dover cercare di superare da quando
ho iniziato a lavorare sessant'anni fa. La concorrenza asiatica
ed in particolare quella cinese, con prezzi molto inferiori
ai nostri e con una qualità ormai buona, influisce
in modo notevole sulle nostre vendite.
Inoltre assistiamo frequentemente alla sostanziale copiatura
di alcuni nostri articoli che vengono poi messi sul mercato
a prezzi stracciati rispetto ai nostri.
Il problema è che in quei paesi la mano d'opera ha
costi irrisori rispetto a quelli che dobbiamo sostenere noi
qui.
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La
concorrenza sarebbe accettabile solo se tale costo fosse equivalente
cosa che non avviene a causa dello sfruttamento del lavoro
che esiste in quei paesi dove l'incidenza degli oneri accessori,
le coperture assicurative e gli altri benefici di cui i nostri
lavoratori godono ormai da moltissimi anni, non esistono.
Mi viene da dire: i cinesi, ci copiano i nostri modelli, ci
rubano i tecnici, ma paghino anche loro i dipendenti come
li paghiamo noi, altrimenti ci fanno morire!
Eppure i nostri articoli sono migliori rispetto a quelli di
una volta e ci aggiorniamo in continuazione, la scelta negli
articoli è immensa. Non sappiamo come fare per difenderci
dal basso costo del lavoro dei paesi asiatici. Le uniche cose
sicure sono le spese che aumentano continuamente e se non
verranno presi seri provvedimenti saremo costretti molto presto
a ridimensionare se non a chiudere la nostra attività." |
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