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Le
ricerche - Storie di vita |
Margherita
Vasino
Figlia del Cavaliere Giuseppe Vasino, imprenditore tessile (FIL)
Chieri - 22 ottobre 2004 |
"Mio
nonno, Stefano, originario di Quarna sul Lago d'Orta, aveva
un laboratorio di sartoria a Chieri ed una famiglia numerosa
a cui badare.
Mio padre, il cav. Giuseppe Vasino, classe 1905, frequentava
il liceo a Chieri e, per potersi mantenere gli studi, doveva
avere voti brillanti tali da poter beneficiare della esenzione
dal pagamento delle tasse scolastiche. Gli fu fatale un sei
in ginnastica che gli rovinò la media. Egli decise
di risolvere la situazione falsificando il voto troppo basso.
Venne scoperto, fu bocciato, suo padre non gli permise più
di continuare gli studi e lo mandò a lavorare presso
la ditta Tinelli. |
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La volontà di studiare era ancora
talmente forte che mio padre iniziò a frequentare un
corso serale presso l'Istituto Tessile di Torino, mentre di
giorno lavorava; per tornare a casa alla sera usufruiva di
un passaggio in automobile dal più anziano dei fratelli
Caselli che era di ritorno da Torino.
Terminati gli studi, grazie alla sua intraprendenza, divenne
uno dei migliori tecnici tessili della zona con una paga di
ben 45 mila lire l'anno, (in quei tempi nacque la canzone
"se potessi avere 1000 lire al mese"), che gli permise
di acquistare un'auto con la quale, negli anni 1935/36, accompagnava
addirittura i suoi datori di lavoro al mare che non disponevano
ancora di quel moderno e costoso mezzo di trasporto.
L'abilità acquisita nel settore tessile gli diede un'ulteriore
soddisfazione: l'acquisto della Balilla Coppa d'Oro, un lusso
per un giovane impiegato. |
Nel
1939, allo scoppio della seconda guerra mondiale, venne richiamato
al fronte in cavalleria; i suoi datori di lavoro per non perderlo
cercarono di ricattarlo ma mio padre aveva già in mente
l'idea di mettersi in proprio; prima di partire, insieme ai
cugini Piovano costituì la Fil (Filati Industriali
Lavorati) con sede in Piazza Duomo, la cui produzione era
costituita da tendaggi per arredamento. Inoltre si era già
anche messo in società a Torino in un negozio per cappotti
in via XX Settembre.
E' andato in guerra, è tornato nel 1943, si è
sposato nel 1944 a 39 anni, con Maria Martini e da allora
ha continuato ininterrottamente a lavorare con passione nella
sua azienda, espandendone le dimensioni fino a raggiungere,
nel 1965, circa 300 operai. |
La sua permanenza in azienda si protrasse
fino al 1990, quando alla bella età di 85 anni si ritirò
dall'attività pronunciando le parole: "Mi sono
divertito abbastanza". Non credeva più nell'industria
e preferì cedere l'azienda, quando era ancora al top,
al fratello, cav. Angelo Vasino ed ai figli Renato e Giuseppe,
che ancora oggi conducono la Fil.
Mio padre è stata una persona illuminata, all'avanguardia
nelle sue scelte e sempre molto lungimirante, buono verso
i suoi dipendenti in quanto non avrebbe mai licenziato nessuno;
nella sua vita fece suo il motto che fu della famiglia Gallina:
Spes sibi quisque - spera sempre in te stesso. |
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Tra
la famiglia di mio padre, Vasino, quella di mio marito, Gallina,
e gli industriali Chiara, Caselli, Saroglia, Piovano corre
una fitta rete di parentela. Allora due fratelli sposavano
facilmente due sorelle e nella scelta della moglie era attribuita
moltissima importanza alla dote che la sposa portava nel matrimonio.
Non aveva importanza la differenza di età, che poteva
essere anche di trent'anni. |
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L'ambiente
tessile chierese è sempre stato molto chiuso, ognuno
faceva per conto suo in un ambiente dove la concorrenza era
molto spietata. Negli incontri venivano dibattute un po' di
più le questioni sindacali, ma mai si parlava di disegni,
di strategie di mercato, di filati e di acquisti. Questo individualismo
e la mancanza della volontà di riunirsi in consorzi
potrebbe aver forse contribuito alla crisi del tessile negli
anni recenti. Naturalmente questa, è una opinione personale.
Tale crisi ha però radici lontane; infatti mio padre,
che era amico di Miroglio, sapeva che già negli anni
'80 tale gruppo tessile aveva già aperto uno stabilimento
in Cina. Anche le industrie biellesi andavano in Cina ad acquistare
i filati e svolgevano in quel paese alcune delle loro produzioni,
sempre per risparmiare sui costi. Senza parlare poi delle
lavorazioni svolte in Jugoslavia a basso costo di mano d'opera. |
D'altra
parte il salario di un tessile in quei paesi era di 15 dollari
al mese, mentre da noi le paghe erano già di 900.000
lire.
Già negli anni '70 i tecnici delle industrie biellesi
e di Prato si prendevano un mese di ferie e andavano a disegnare
in Cina per le imprese concorrenti facendo una concorrenza
spietata al made in Italy. |
Ai
ricordi della mia famiglia si uniscono quelli della famiglia
di mio marito, e quindi di Giuseppe Gallina nonno di mio marito;
la sua storia di tessitore che si è fatto dal nulla
sono emersi un giorno in cui stavo mettendo ordine nella soffitta
della casa di mio marito. Tra le tante cose ho ritrovato il
suo diario: parole semplici, ma ricche di significato, descrivono
la sua vita fin da ragazzo e i suoi entusiasmi per migliorare
ed affermarsi sempre di più nel campo della tessitura.
Io e mio marito abbiamo deciso di stampare il suo diario e
di farne un libro affinché il filo della memoria continuasse
nel tempo. |
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L'azienda
del nonno Gallina ha cessato di esistere negli anni settanta
per mancanza di eredi e quindi di continuità." |
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