La TESSITURA
MUSSO MAURIZIO ha cessato la produzione a fine 2004, dopo 60
anni di attività. Aveva iniziato mio padre Gaspare subito
dopo la guerra come artigiano, poi la ditta si è ingrandita
negli anni Cinquanta fino a raggiungere 18 dipendenti intorno
al 1960.
Io intanto mi ero diplomato perito tessile al Guarrella di Torino
e quindi mi sono inserito nell'azienda di famiglia.
La sostituzione dei telai tradizionali con altri più
veloci e più avanzati consentì una riduzione della
manodopera, una decina negli anni Settanta, scesi ancora fino
alle cinque operaie e ad un tecnico al momento della cessazione;
nonostante la diminuzione della manodopera, la produzione nel
dopoguerra è di molto cresciuta grazie ai nuovi telai
: negli anni Cinquanta ogni operaia seguiva un telaio, a fine
Novecento bastava un'operaia ogni dieci telai.
La nostra ditta è situata in via Colombo, la strada in
uscita da Poirino verso Asti che in passato era conosciuta come
la via delle tessiture perché su di essa si affacciavano
sei aziende tessili: oltre la nostra quella di MUSSO Giuseppe
detto Bardèla, di VACCA, di QUATTROCOLO Melchiorre, un
artigiano, di PENNAZIO Giovanni, un terzista, di VISCONTI Emanuele,
altro artigiano. Hanno chiuso tutte, le ultime sono state VACCA
e la nostra.
A Poirino negli anni Cinquanta vi fu una ripresa del tessile
dopo le difficoltà degli anni Trenta e degli anni della
guerra.
Dopo la chiusura della ditta VASTAPANE intorno al 1930 alcuni
operai creditori prelevarono macchinari e telai che misero a
frutto dopo la guerra in termini artigianali lavorando la canapa
coltivata dai nostri contadini fino a metà degli anni
Cinquanta.
Nell'immediato dopoguerra a Poirino, oltre alle sei telerie
citate in via Indipendenza, ve ne erano altrettante in altre
vie della cittadina: ricordo BROSSA Antonio in via Isolabella,
QUATTROCOLO e GIODA in via Arpino, BOSIO in via XX settembre,
MAINA Giacomo e altro Maina in via Panizza: a questi si aggiungevano
numerosi terzisti che lavoravano per le tessiture di Chieri.
Si può stimare in 300 telai la consistenza produttiva
nell'immediato dopoguerra; in quegli anni Poirino si è
costruito la fama di paese delle telerie, oltre che degli asparagi
e delle tinche, rafforzata dalla apertura in Torino di alcuni
negozi di telerie di Poirino.
Le telerie di Poirino producevano principalmente lenzuola
di cotone e misto cotone e lino, biancheria per la casa, tovaglie,
in misura minore tessuti per abbigliamento. Con le fibre sintetiche
iniziò anche la produzione di tende da sole, in questa
si specializzò la nostra ditta.
Negli anni Sessanta si verificò un andamento contraddittorio:
chiusero le ditte artigianali la cui attività non veniva
proseguita in ambito famigliare; altre ditte invece crebbero
e negli anni Settanta, per tutelare la produzione poirinese,
si giunse alla definizione di un marchio, Telerie di Poirino,
TP, cui aderirono cinque ditte (Musso Maurizio, Musso Giovanni,
Vacca, Gioda, Quattrocolo che ne fu promotore), attraverso
la costituzione con atto notarile della associazione Unione
Fabbricanti Tessili di Poirino; insieme si concordavano standard
produttivi e listini prezzi di alcuni prodotti; ciascuna ditta
versava una quota associativa sulla base dell'utilizzo del
marchio che era comune ma che consentiva altresì l'individuazione
della ditta associata attraverso sigle alfabetiche ed un numero
di concessione. Tale associazione è durata fino agli
anni Novanta allorché fu sciolta: con il fondo disponibile
furono sponsorizzati alcuni premi del locale concorso di pittura
Paolo Gaidano.
I rapporti fra le ditte poirinesi erano generalmente positivi
e leali; limitati erano invece i rapporti con i chieresi;
le ditte associate al Marchio aderirono inizialmente all'Unione
Industriale ma poi alcune, viste le dimensioni artigianali,
optarono per l'Unione Artigiani, anche per ragioni di previdenza.
La festa di S. Agata, che ricorre il 5 febbraio, era il momento
comune di incontro degli imprenditori e degli operai poirinesi.
Ogni anno si raccoglieva un fondo fra gli operai, fondo che
veniva raddoppiato dal contributo degli imprenditori, quindi
nella domenica più vicina alla ricorrenza di S. Agata
si partecipava alla Messa nella Parrocchia di S. Maria Maggiore
con visita alla cappella dedicata a S. Agata (restaurata di
recente a cura dei tessitori poirinesi), poi si andava da
Scalenghe, la locale pasticceria, per il ricevimento; anche
questa tradizione è finita a metà degli anni
Novanta: rimangono a testimoniarla i libri contabili che sono
stati consegnati alla Parrocchia.
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