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Le
ricerche - Storie di vita |
Margherita
Chiosso
Artigiana tessile per c/terzi
Chieri - Istituto "B. Vittone" - 2 novembre 2004 |
"Mio
nonno faceva il panettiere e mio padre Matteo, alla fine degli
anni '30, era nei carabinieri.
Successivamente mio padre lavorò in Comune e poi presso
la ditta tessile FI.DI.VI. come rappresentante.
La mia famiglia era numerosa: oltre ai miei genitori, eravamo
sei figli, più due zie una delle quali invalida; era
difficile andare avanti, pochi soldi e tante bocche da sfamare.
In quel periodo chi lavorava come dipendente in tessitura
dopo un po' di esperienza, se poteva, si comprava due telai,
perché di lavoro ce n'era molto, e si metteva in proprio.
Noi non avevamo risorse finanziarie ma mio padre, nella speranza
di fare fortuna e incoraggiato da mio fratello Giorgio, decise
di avviare la nuova attività. |
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Un suo amico, il sig. Francesco Cappello, rappresentante di
telai, lo aiutò molto: gli vendette due telai "sulla
parola", con la promessa del pagamento al conseguimento
dei primi guadagni.
Io, che avevo già lavorato presso le ditte tessili
Menzio e Tabasso, lo affiancai in questa iniziativa che, sia
pur con molti sacrifici, vedevamo crescere di giorno in giorno.
Poco per volta riuscimmo non solo a pagare i debiti, ma anche
ad acquistare due nuovi telai.
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Anche
le mie sorelle con le nuove richieste di lavoro, entrarono
a far parte dell'azienda di famiglia.
Il lavoro di annodatura, che inizialmente veniva svolto solo
manualmente con scaranfogna e cenere, con l'evoluzione tecnologica
poteva essere fatto in minor tempo utilizzando nuovi macchinari.
Ci rivolgemmo quindi alla ditta Titan di Copenaghen, che era
specializzata in questo tipo di produzione, per effettuare
l'acquisto di una macchina annodatrice, ma essa pretendeva
il pagamento immediato in quanto non conosceva la nostra azienda
artigianale. Per le difficoltà connesse al pagamento
potemmo acquistare la nuova macchina, al prezzo di 30 milioni
di lire, solo grazie alla garanzia prestata a nostro favore
dalla ditta Vergnano, la quale garantì il pagamento
delle rate nel caso in cui noi non avessimo potuto onorare
gli impegni presi e riservandosi, eventualmente, la possibilità
di rilevare il macchinario.
In quegli anni il lavoro era veramente molto: eravamo occupati
fino a 16 ore al giorno e tutti in famiglia davano una mano. |
L'annodatura,
fatta dapprima solo presso la nostra azienda, venne successivamente
offerta a domicilio a quelle aziende artigianali che non potevano
permettersi l'acquisto del macchinario. Iniziò così
per noi un'attività parallela alla tessitura: con un
furgoncino andavamo al domicilio delle varie aziende spostando
di volta in volta l'annodatrice. Le richieste erano molte
tanto da indurci ad acquistare una seconda annodatrice, questa
volta presso l'azienda di Copenaghen, in quanto, ora, eravamo
in grado di far fronte al pagamento. |
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Il
nostro lavoro, che ci ha portato a girare per quasi tutte
le aziende tessili chieresi, ci ha permesso di conoscere sia
le produzioni effettuate sia gli articoli di campionario delle
varie aziende, insomma tutti i loro segreti. Sia io che le
mie sorelle abbiamo sempre svolto il nostro lavoro con la
massima discrezione e serietà: non abbiamo mai raccontato
a nessuno che cosa si produceva nelle aziende concorrenti
dove ci recavamo, né ci siamo mai lasciati corrompere.
L'ambiente tessile chierese è sempre stato molto individualista,
alcuni imprenditori, per conquistare nuovi mercati e nuovi
clienti avrebbero approfittato di qualsiasi situazione per
copiare articoli di campionario della concorrenza, ma noi
abbiamo sempre lavorato con molta riservatezza." |
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