L’industria
chimica e petrolchimica
Un’altra parte della crescita industriale riguardò
invece l’espansione della chimica e della
petrolchimica. Essa avvenne in seguito alla scoperta
di giacimenti petroliferi e di metano in alcune zone
della Sicilia orientale, ma fu molto condizionata da
alcune decisioni prese a livello nazionale, come
l’istituzione dell’Eni,
nel 1953, e l’emanazione nel 1957 di una legge che
obbligava le imprese a partecipazione statale a
localizzare il 40% dei loro investimenti nel
Mezzogiorno.
Alla
fine degli anni Cinquanta anche la Cassa per il
Mezzogiorno fece la scelta di passare dalla
realizzazione delle condizioni per
l’industrializzazione, attraverso l’ammodernamento
delle infrastrutture su tutto il territorio, a una
politica di industrializzazione diretta, e mise a
disposizione delle grandi industrie pubbliche e
private nazionali un’incredibile quantità di
agevolazioni e incentivi per attrarle nelle regioni
meridionali. Con un ribaltamento degli indirizzi
scelti nel primo decennio, negli anni Sessanta il 50%
delle somme stanziate riguardarono l’industria, il
28% grandi opere pubbliche e il 20% l’agricoltura.
L’industria chimica e petrolchimica furono
caratterizzate dalla presenza di grandi monopoli
pubblici e privati, da una modesta capacità di
assorbimento di lavoro, e da una mancanza pressoché
totale di collegamento col tessuto economico e con le
imprese locali. Il loro sviluppo riguardò un numero
ristrettissimo di aree, Siracusa-Priolo, Augusta,
Gela, tanto da essere ricordato con la formula delle cattedrali
nel deserto.
Nei poli chimico e petrolchimico della Sicilia si
concentrarono gli interessi di multinazionali come la
Gulf o di grandi imprese nazionali come
Montecatini, Edison, Eni, Sir.
Nonostante la localizzazione meridionale gli
impianti ricordati operarono sotto la direzione, e in
funzione dei nuclei strategici del settore,
rigorosamente settentrionali. Un importante episodio
di industrializzazione “isolata”, anche se a più
alto assorbimento di lavoro rispetto alla
petrolchimica, fu l’impianto automobilistico di
Termini Imerese, dove si fece sostanzialmente
assemblaggio per la Fiat di Torino.
I fenomeni descritti spiegano come mai la
crescita dell’occupazione nell’industria in
Sicilia, nonostante le importanti novità intervenute,
sia stata tra il 1951 e il 1971 piuttosto contenuta
(come abbiamo già ricordato gli addetti
all’industria passarono dal 13,7% della popolazione
attiva nel 1951 al 14,7% del 1961, al 18,2% del 1971).
Negli stessi anni crebbero invece vistosamente
l’edilizia e il terziario pubblico e privato:
quest’ultimo nel 1971 occupava il 28,4% della
popolazione attiva.
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