Glossario
Area
iblea
Questo
termine viene comunemente usato per definire il territorio
di Ragusa e della sua provincia. Si tratta di un
territorio prevalentemente montano-collinare, che si eleva
gradualmente dai bassopiani litoranei al massiccio dei
monti Iblei, di origine vulcanica e per lo più costituito
da rocce basaltiche.
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Nord
Est
Nel
Nord Est dell’Italia lo sviluppo industriale fu assai
diverso da quello che si verificò nel triangolo
industriale. L’industrializzazione fu caratterizzata
dalla diffusione delle piccole fabbriche, con meno di
cinquanta e spesso anche meno di venti addetti, nei
settori tradizionali dell’abbigliamento, delle
calzature, dei mobili, delle ceramiche e del pellame.
Quasi tutte le aziende furono flessibili, caratterizzate
da una struttura imprenditoriale su base familiare, capaci
di adattarsi rapidamente al mercato e sempre più
orientate all’esportazione.Anche la loro distribuzione
geografica si caratterizzò in modo particolare,
diffondendosi nei piccoli centri e nelle campagne
limitrofe: in questo modo città e campagna moltiplicarono
i loro legami reciproci fino a formare veri e propri
distretti industriali, in genere specializzati in un solo
ramo della produzione: le ceramiche a Sassuolo, i filati
nel Vicentino, l’ottica a Bassano, ecc. La crescita
dinamica di questi distretti ebbe inizio negli anni del
miracolo economico, ma raggiunse il suo culmine negli anni
Settanta. “Industrializzazione diffusa” e “campagna
urbanizzata” sono diventati termini largamente usati per
descrivere questo modello di crescita economica.
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Reddito
pro capite
Si
misura convenzionalmente facendo il rapporto tra il
reddito nazionale lordo e il numero degli abitanti. Il
reddito pro capite è uno degli indici più comunemente
utilizzati per confrontare il benessere materiale e il
grado di sviluppo di paesi differenti, oppure per misurare
la crescita nel tempo dell’economia di uno Stato.
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Indicatori
socioeconomici
E’
l’insieme dei dati che intendono fornire la misura di un
fenomeno sociale di un paese o di una regione. Esistono
molteplici indicatori socio-economici riguardanti per
esempio il reddito prodotto, il numero degli occupati nei
diversi settori di attività, l’ammontare dei consumi,
il valore degli investimenti nei diversi settori
produttivi, il numero degli studenti, ecc. La conoscenza
di tutti questi dati consente non solo di avere una
rappresentazione quantitativamente determinata di una
certa situazione economica e sociale o di predisporre
eventuali misure correttive, ma suggerisce confronti fra
paesi diversi.
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Avis
L’Avis
(Associazione Volontari Italiani del Sangue) nasce negli
anni '20 del Novecento dall'idea di un medico, Vittorio
Formentano che, con un primo gruppo di volontari, dà
inizio a quella che diventerà poi la più numerosa
Associazione di donatori di sangue sia in Italia che nel
mondo. All'Avis possono aderire gratuitamente sia coloro
che donano volontariamente e anonimamente il proprio
sangue, sia coloro che, pur non potendo per motivi di
inidoneità fare la donazione, collaborano però
gratuitamente a tutte le attività di promozione,
proselitismo e organizzazione. L'Avis è presente su tutto
il territorio nazionale con una struttura
suddivisa in 2.796 sedi Comunali, 91 sedi Provinciali, 21
sedi Regionali e l'Avis Nazionale, il cui organo
principale è il Consiglio Nazionale. Sono inoltre attivi
530 Gruppi Avis, organizzati sopratutto nelle aziende, sia
pubbliche che private.
Alla fine del 1999 i donatori sono stati 868.060,
con 1.491.819 donazioni.
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Serricoltura
Chi
attraversa la fascia costiera del ragusano, da Ispica ad
Acate passando per Scicli, S. Croce e Vittoria, si
rende subito conto dell’importanza e della dimensione
dello sviluppo agricolo, vedendo la teoria interminabile
di serre che scorre sotto i suoi occhi. Chi poi vive e
opera in queste zone sa che tutta l’economia delle fasce
costiere e di gran parte della provincia ruota intorno
alla produzione delle coltivazioni sotto serra; e conosce
le profonde trasformazioni, non solo economiche, ma
sociali e di costume, di mentalità collettiva,
registratesi nell’ultimo trentennio.
Fu nel 1958 che nelle campagne del vittoriese comparve il
primo esemplare di serra in ferro e vetro. Un gruppo di
contadini, esponenti di primo piano della Camera del
lavoro costruì piccole serre in legno e vetro che diedero
rese 6/7 volte maggiori delle coltivazioni tradizionali, e
una maturazione più precoce. Questo risultato, unito al
prestigio di tali pionieri presso le masse bracciantili
(alla cui testa avevano condotto le lotte sindacali agli
inizi degli anni ’50), insieme all’impiego dei fogli
di polietilene (minori spese d’impianto) provocò la
rapida espansione della serricoltura.
Non è possibile comprendere il fenomeno senza cogliere il
nesso tra fattori economici e politici. Sulla preesistente
diffusione della piccola azienda si è sovrapposta la
volontà di emancipazione e progresso di masse di
braccianti, mezzadri e compartecipanti che avevano
condotto memorabili battaglie del movimento contadino per
l’imponibile di manodopera. Dirigenti e organizzatori
del movimento contadino compresero che nel ragusano i
metodi tradizionali di lotta erano destinati alla
sconfitta di fronte agli inarrestabili processi che sul
piano nazionale vedevano l’espulsione di forza lavoro
dalle campagne, le migrazioni Sud-Nord, l’assenza di
alternative occupazionali nell’industria. Approfittando
del fatto che alcuni proprietari si liberavano negli anni
’60 di terre marginali, l’Alleanza contadina propose
l’acquisto di piccole particelle fondiarie da coltivare
a serra: sistema inedito, che consentiva lo sfruttamento
intensivo anche delle terre peggiori, l’incolto delle
dune sabbiose, usando legno e plastica come forma più
economica d’impianto. Gli inizi furono durissimi per
questi coltivatori, ma nessuna di queste difficoltà ha
però rallentato la diffusione a macchia d’olio della
serricultura, che dai 2 ettari sperimentali del 1961 passò
ai 2.000 del 1970.
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Marchio
Dop
Significa
marchio di origine controllata ed è la denominazione
utilizzata in Italia, omologa della sigla comunitaria
“Dop” (denominazione d’origine protetta). Essa
identifica la denominazione di un prodotto la cui
produzione, trasformazione ed elaborazione hanno luogo in
un’area geografica ben delimitata, in base a
un’esperienza riconosciuta e constatata secondo un
determinato processo produttivo. E’ il caso per esempio,
di un formaggio prodotto in un’area geografica
determinata, con latte proveniente da allevamenti di
quella stessa area, secondo una tecnica locale. La qualità
o le caratteristiche sono quindi dovute essenzialmente
all’ambiente geografico, inteso come somma di fattori
naturali e umani.
Il Dop ha identica efficacia per quanto riguarda la
protezione del nome geografico in tutt’Europa ed è
definito da un articolato disciplinare, approvato da tutti
gli stati membri: la denominazione o indicazione
geografica, cioè, non può essere utilizzata da prodotti
che non abbiano i necessari requisiti o legami con il
territorio. Finora a livello comunitario sono state
assegnate oltre 500 Dop, di cui oltre un centinaio sono
italiane. Si va dalla carni fresche alle preparazioni a
base di carne, al burro, olio, prodotti cerealicoli,
miele, uova, pesci e molluschi, ai prodotti di panetteria
e pasticceria.
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Ex
contea
Le città di Ragusa e Modica furono elevate a contee da Pietro
III, re d'Aragona e di Sicilia,
dopo la rivolta dei
Vespri Siciliani del 1282. La
“contea” fu poi unificata nel
1286, quando Manfredi di Chiaramonte, erede alla Contea di
Ragusa, sposò Isabella Mosca, erede a quella di Modica. I
Chiaramonte, lontani discendenti dell'imperatore Carlo
Magno, governarono la contea per poco più di un secolo,
favorendone la crescita economica, e conseguendo,
attraverso giochi di potere e matrimoni “di
convenienza”, un ruolo di primissimo piano nello
scacchiere politico siciliano. Giacomo,
ultimo dei Chiaramonte, nel 1392, per aver capeggiato una
coalizione antiaragonese, fu dichiarato ribelle e
condannato a morte. Iniziò
quindi un nuovo periodo e l'ascesa di un'altra potente
famiglia cresciuta all'ombra dei Chiaramonte, i Cabrera
(anche Caprera). A
Giovanni Bernardo successe, nel 1466, Giovanni II e a
questi, nel 1474, Giannotto. Nel 1480 Anna,
sorella di Giannotto, sposò Federico Henriquez,
discendente del real casato degli Aragona, e gli portò in
dono la Contea, che a lui passava e che si tramandò di
padre in figlio fino al 1702, anno in cui Giovan Tommaso
Henriquez si ribellò al Re, schierandosi a favore di
Carlo d'Austria e fu per questo giustiziato. La
condanna di Giovan Tommaso pose fine all'autonomia
amministrativa e politica della Contea, che venne
incamerata al regio demanio (1703) e seguì le sorti
dell'isola sino ai giorni nostri. Amministrativamente,
il territorio dell’ ex contea passò sotto la provincia
di Siracusa durante il regno delle Due Sicilie e fino al
1926, quando Ragusa fu dichiarata provincia d'Italia.
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Distretto
agroalimentare
Il
termine, che originariamente è stato utilizzato per
definire un particolare ambito industriale, si riferisce a
un’area con particolari caratteristiche spaziali,
economiche e sociali. I principali elementi distintivi di
un distrettoagroalimentare sono: un ambito territoriale
abbastanza ristretto, un insieme di famiglie che vivono e
lavorano in tale ambito, una popolazione di piccole o
medio piccole imprese indipendenti, una rete di relazioni
commerciali con l’esterno, un’immagine unitaria e dei
caratteri tipici riconosciuti dai membri del distretto e
dai loro interlocutori esterni, un forte senso di
appartenenza e di identificazione da parte dei componenti.
Un tipico esempio di distretto agroalimentare italiano è
la zona emiliana e romagnola, che è stata definita in
alcuni contesti addirittura la “Food Valley italiana”.
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Dati
statistici
Le
seguenti tabelle illustrano l’andamento del comparto e
permettono di evidenziare il ruolo dell’orticoltura nel
boom agro-industriale dell’area iblea.
Tab.
1 Superficie e produzione degli ortaggi in pieno campo
Coltivazioni
|
Sup.
|
1995
|
Sup.
|
1996
|
Sup.
|
1997
|
|
|
Prodotto
raccolto
|
|
Prodotto
raccolto |
|
Prodotto
raccolto
|
|
|
|
|
|
|
|
Patata
primaticcia
|
410
|
123.000
|
410
|
41.000
|
450
|
135.000
|
Patate
comuni
|
310
|
124.000
|
350
|
140.000
|
400
|
160.000
|
Fava
fresca
|
600
|
45.000
|
550
|
22.000
|
500
|
40.000
|
Fagiolo
fresco
|
410
|
41.000
|
400
|
20.000
|
360
|
30.000
|
Cipolla
|
620
|
248.000
|
600
|
150.000
|
400
|
160.000
|
Carota
|
1.750
|
645.500
|
1.700
|
255.000
|
1600
|
672.000
|
Cavolo
|
35
|
6.400
|
35
|
2.100
|
35
|
6.300
|
Cavolfiore
|
590
|
106.200
|
450
|
27.000
|
450
|
95.000
|
Finocchio
|
500
|
110.000
|
500
|
60.000
|
450
|
99.000
|
Indivia
e lattuga
|
350
|
72.200
|
380
|
32.000
|
310
|
69.600
|
Cocomero
e anguria
|
100
|
25.000
|
100
|
20.000
|
200
|
100.000
|
Melanzana
|
400
|
127.000
|
400
|
80.000
|
400
|
120.000
|
Peperone
|
420
|
126.000
|
150
|
25.500
|
450
|
135.000
|
Pomodoro
|
500
|
200.000
|
500
|
125.000
|
500
|
250.000
|
Popone
e melone
|
180
|
36.000
|
180
|
36.000
|
200
|
80.000
|
Zucchina
e zucca
|
620
|
245.500
|
200
|
40.000
|
900
|
360.000
|
N.B.:
Superficie in ha
e prodotto raccolto in q.li
Tab.
2 Superficie e produzione degli ortaggi in ambiente
protetto
Coltivazioni
|
Sup.
|
1995
|
Sup.
|
1996
|
Sup.
|
1997
|
|
|
Prodotto
raccolto
|
|
Prodotto
raccolto
|
|
Prodotto
raccolto
|
|
|
|
|
|
|
|
Cetriolo
|
250
|
69.000
|
300
|
60.000
|
300
|
150.000
|
Fagiolo
|
250
|
37.500
|
120
|
24.000
|
150
|
45.000
|
Melanzana
|
1.100
|
360.000
|
900
|
270.000
|
900
|
720.000
|
Peperone
|
1.750
|
304.000
|
1.450
|
290.000
|
1.200
|
504.000
|
Pomodoro
|
1.950
|
1.020.000
|
2.600
|
1.040.000
|
2.000
|
1.600.000
|
Zucchina
|
700
|
152.000
|
700
|
275.000
|
700
|
350.000
|
Melone
|
....
|
....
|
20
|
5.000
|
100
|
30.000
|
Tab.
3 Superficie e produzione floricola
Coltivazioni
|
Sup.
|
1995
|
Sup.
|
1996
|
Sup.
|
1997
|
|
|
Prodotto
raccolto |
|
Prodotto
raccolto
|
|
Prodotto
raccolto |
|
|
|
|
|
|
|
Garofani
|
185
|
2.220.000
|
190
|
1.140.000
|
205
|
2.460.000
|
Gerbere
(in serra)
|
50
|
100.000
|
60
|
60.000
|
60
|
120.000
|
Gerbere
(in pieno campo)
|
18
|
32.400
|
22
|
22.000
|
22
|
44.000
|
Gladioli
(in serra)
|
50
|
7.500
|
70
|
5.250
|
70
|
l0.500
|
Gladioli
(in pieno campo)
|
95
|
14.200
|
95
|
7.000
|
80
|
12.000
|
Rose
|
55
|
66.000
|
70
|
42.000
|
70
|
84.000
|
Altri
fiori (agapanti, dalie, giacinti,
poinsettia, sterlizie, viole, ecc.)
|
25
|
18.750
|
20
|
7.400
|
20
|
15.000
|
Gypsofile
|
10
|
100
|
15
|
75
|
12
|
120
|
Lilium
|
5
|
10.000
|
5
|
5.000
|
5
|
10.000
|
Fresie
|
3
|
200
|
2
|
2.000
|
2
|
4.000
|
Crisantemi
|
55
|
14.000
|
55
|
7.000
|
35
|
14.000
|
N.B.:
Superficie in ha
e prodotto raccolto in migliaia
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Dieta
mediterranea
L'Italia,
la Grecia, la Spagna, la Francia del Sud e alcuni paesi
dell'Africa settentrionale e del vicino Oriente hanno
sviluppato nel corso dei secoli abitudini alimentari
abbastanza simili: questo stile alimentare è oggi
conosciuto col termine di dieta mediterranea. Il termine
trova la sua logica origine nel fatto che tutti questi
paesi si affacciano sul Mediterraneo e che le condizioni
climatiche miti, così come le migrazioni e gli scambi
commerciali e culturali che questo mare ha reso possibili
nel passato, hanno determinato lo sviluppo di abitudini
alimentari comuni.
Le componenti alimentari più tipiche di questa dieta
sono: l'olio di oliva, il vino, il pane, la pasta, i
legumi secchi, la frutta, gli ortaggi. Questi cibi si
integrano poi con piccole quantità di vari prodotti
animali, quali il latte, il formaggio, le uova, la carne e
il pesce. La fama raggiunta dalla dieta mediterranea in
tutto il mondo è soprattutto legata agli studi avviati
nel 1960 da un gruppo di ricercatori, guidati dallo
scienziato americano Angel Keys, sulle abitudini
alimentari e sulle malattie tipiche di diversi paesi del
mondo (Giappone, Stati Uniti, Olanda, Finlandia,
Yugoslavia, Grecia e Italia). Lo studio evidenziò che
l'alimentazione moderna (tipica dei paesi nord-europei e
nord-americani) si accompagnava a un’elevata frequenza
di obesità, arteriosclerosi, malattie cardiache e
circolatorie ecc. Al contrario, la frequenza di queste
malattie diminuiva quanto più la dieta si avvicinava al
modello alimentare mediterraneo.
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Associazionismo
dei produttori
Il
forte incremento della cooperazione registrato negli anni
è dovuto all’esigenza di ottenere alcune indispensabili
“economie di scala” per vincere le strozzature
dell’apparato distributivo e commerciale. Le leggi
regionali hanno in questo caso promosso il fenomeno con
agevolazioni fiscali e creditizie: nel 1980 si contavano
in Sicilia 2.650 cooperative, un numero inferiore soltanto
a quello dell’Emilia Romagna. La rapidissima crescita
del movimento cooperativo in un’area di agricoltura
intensiva come il ragusano non è stata priva di aspetti
negativi. I pericoli di un’eccessiva proliferazione
derivano soprattutto dall’opportunità di rastrellare i
contributi agevolati e a fondo perduto con larghezza
concessi dalla legislazione regionale; la loro erogazione,
paradossalmente, non è stata subordinata ad alcun
controllo effettivo sulle attività economiche e sulla
gestione amministrativa degli enti cooperativi. Si
considerino ad esempio gli straordinari progressi
dell’associazionismo nel vittoriese: nel campo
ortofrutticolo l’esempio più noto è stato quello della
cooperativa “Rinascita” fondata nel 1964, ma nella
stessa area operavano altri 60 enti associativi nei
diversi settori. Ricerche di prima mano hanno messo in
evidenza, accanto ai pregi, anche i difetti della
cooperazione del vittoriese: presenza accertata di enti
fittizi, formazione di cooperative strumentale solo
all’acquisizione di posteggi al mercato (poi
regolarmente ceduti a terzi), adesioni plurime che
gonfiavano il numero dei soci, erano alcune delle cause
della fragilità del movimento e fanno ritenere che anche
una parte della giovane cooperazione iblea non sia
sfuggita all’ottica speculativa dell’economia
assistita negli anni ’70 e ’80.
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Filiera
tecnologico-produttiva
Per
filiera tecnologico-produttiva si intende la sequenza
delle lavorazioni che devono essere effettuate in
successione per trasformare le materie prime in un
prodotto finito. Si parla appunto di filiera
ortofrutticola, ma anche di filiera dell’automobile,
filiera dei prodotti elettronici e filiera della calzatura
(in cui si parte dalla concia del pellame, si prosegue con
il taglio delle suole e della tomaia e con le diverse fasi
di assemblaggio, fino alla realizzazione della calzatura
pronta per la vendita al consumatore) e così via. Le
lavorazioni che costituiscono una filiera possono essere
svolte sia da imprese che partono dai materiali grezzi ed
eseguono tutte la fasi, sia da imprese che si
specializzano su un determinato numero di operazioni:
ciascuna riceve un prodotto semilavorato, aggiunge una
semplice operazione e vende il semilavorato a un’azienda
successiva e così via fino al completamento finale del
prodotto. Il processo presuppone altresì lo svolgimento
di fasi omogenee di produzione nell’ambito di una
specifica filiera con specializzazione dei compiti e una
notevole presenza di investimenti fissi.
::::
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Distribuzione
commerciale
E’
l’insieme delle attività che consentono il passaggio
dei prodotti finiti dal produttore al consumatore.
Esistono numerose modalità di distribuzione commerciale,
dai dettaglianti non organizzati, fino alla Gdo (grande
distribuzione organizzata). Le forme organizzative della
grande distribuzione organizzata si dividono in Italia in
quattro categorie: le unioni volontarie (forme di
integrazione verticale, dal grossista all’esercente,
regolate da uno statuto ed evidenziate da un marchio in
comune), i gruppi di acquisto (associazioni tra soli
grossisti o soli dettaglianti), le cooperative (fondate su
lavoro e profitti distribuiti in comune) e le imprese a
succursali (imprese da cui dipendono sei o più esercizi
che attuano la vendita al dettaglio o la somministrazione
al pubblico).
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Know
how
Espressione
che designa il patrimonio di conoscenze tecnologiche, di
tipo sia teorico sia pratico, connesse a specifiche aree
innovative e di ricerca o a
singoli prodotti,
processi o settori industriali.
::::
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Faida
Si
ha una faida quando due famiglie (intendendo con questo
termine tutta la parentela, fino ai gradi più lontani)
combattono fra di loro e sono divise da un’inimicizia
profonda. In particolare si parla di faida quando la
contrapposizione tra le due famiglie sfocia in atti di
violenza che portano a vendette incrociate, e quindi a uno
stato di inimicizia che si protrae per molti anni.
Il termine faida deriva dal tedesco “fehida” (nemico).
Gli antichi codici di legge germanici permettevano alla
vittima di un omicidio di vendicarsi sulla famiglia
dell’assassino. La famiglia si riuniva in un consiglio
allargato e decideva se intraprendere la “fehida”..
::::
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Poli
di sviluppo
L’industrializzazione
del Sud fu realizzata soprattutto negli anni Sessanta con
un certo numero di grandiosi complessi industriali, come
le acciaierie Italsider a Taranto, la raffineria Anic a
Gela, l’Alfa Sud di Pomigliano d’Arco, la raffineria
Sincat a Siracusa, lo stabilimento petrolchimico
Montecatini a Brindisi, tutte iniziative sorte per
intervento diretto del capitale pubblico o con capitali
privati integrati a capitali dello Stato. Questi grandi
insediamenti industriali obbedivano alla tesi secondo la
quale solo concentrando grossi investimenti in poche zone
(poli di sviluppo), era possibile spezzare i vincoli di
arretratezza e avviare una rigenerazione del tessuto
economico-sociale che dai “poli” si sarebbe diffusa
alle aree circostanti.
::::
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Polo
petrolchimico
Lo
sviluppo della Sicilia fu nel secondo dopoguerra affidato
soprattutto all’industria del petrolio (raffinazione e
petrolchimica) e alla chimica di base. La Regione
presentava indubbi vantaggi per la sua posizione
geografica, posta
nelle immediate vicinanze delle fonti di
approvvigionamento del petrolio grezzo. Erano inoltre
disponibili vaste aree adatte per la raffinazione proprio
lungo la costa, e i fondali marini erano abbastanza
profondi da permettere le operazioni di carico e scarico
ad opera di grosse petroliere. Si aggiunga a tutto ciò la
presenza delle materie prime. La scoperta a metà degli
anni Cinquanta del petrolio a Ragusa consentì di
sfruttare anche il giacimento di Gela e di creare un
complesso petrolchimico per la lavorazione del grezzo
estratto. Intorno al 1960 iniziò la produzione
petrolchimica da parte della società Abcd, che sfruttava
l’etilene prodotto dal craking del grezzo estratto dai
pozzi della zona di Ragusa. Incominciava così il processo
di integrazione fra industria petrolifera e petrolchimica.
Contemporaneamente nascevano impianti di società diverse
collegate e integrate fra di loro.
::::
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Marketing
E’
il complesso di attività che in un’impresa industriale
o di servizi sono indirizzate a studiare e impostare i
rapporti tra l’impresa stessa e il mercato. Il termine
incominciò a trovare sistematica applicazione negli Stati
Uniti nel linguaggio degli studiosi e degli operatori agli
inizi degli anni venti del Novecento con la costituzione
della National Association of Teachers of Marketing and
Advertising. In sintesi le funzioni del marketing
consistono nel definire a quali segmenti del mercato ci si
vuole rivolgere (il target) e con quale tipo di offerta,
relativamente a prodotto, prezzo, distribuzione e
comunicazione.
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Sistema
delle quote latte
Per
favorire produttori e industriali dell’Europa
settentrionale e limitare i rischi della sovrapproduzione,
la Comunità Europea decise nel 1984 di assegnare a ogni
Stato membro un quantitativo massimo da non superare nella
produzione del latte. Per l’Italia esso si è rivelato
inesatto e sottostimato, poiché corrispondeva appena al
60% della propria capacità di autoapprovvigionamento, col
risultato di costringere il nostro paese a importare dagli
altri partners dell’Unione europea il 40% del suo
fabbisogno. Dopo anni di contrasti e di temporanea
sospensione della normativa, la Commissione europea ha
riproposto il regime delle quote-latte e con la legge
468/92 il Parlamento italiano ha dovuto stabilire il tetto
massimo per ogni azienda zootecnica. Per l’annata
agraria 1994/95 le aziende siciliane del comparto sono
state ridotte da 4500 a 1986, così come la produzione di
latte, che veniva abbassata da 2,6 a 1,3 milioni di
quintali. Il dimezzamento della quota regionale ha
provocato conseguenze negative soprattutto nella provincia
di Ragusa, in cui la zootecnia da latte rappresenta da
sola il 50% della produzione siciliana, oltre a dare
occupazione diretta a circa 8 mila addetti e a sostenere
l’indotto delle industrie di trasformazione alimentare.
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Produzione
di qualità
Riguarda
tutte le produzioni agro-alimentari che hanno come
orizzonti di riferimento i marchi Doc e Dop. Doc significa
marchio di origine controllata ed è la denominazione
utilizzata in Italia, omologa della sigla comunitaria
“Dop” (denominazione d’origine protetta). Essa
identifica la denominazione di un prodotto la cui
produzione, trasformazione ed elaborazione hanno luogo in
un’area geografica ben delimitata, in base a
un’esperienza riconosciuta e constatata secondo un
determinato processo produttivo. E’ il caso per esempio,
di un formaggio prodotto
in un’area geografica determinata, con latte
proveniente da allevamenti di quella stessa area, secondo
una tecnica locale. La qualità o le caratteristiche sono
quindi dovute essenzialmente all’ambiente geografico,
inteso come somma di fattori naturali e umani.
Il Dop ha identica efficacia per quanto riguarda la
protezione del nome geografico in tutt’Europa ed è
definito da un articolato disciplinare, approvato da tutti
gli stati membri: la denominazione o indicazione
geografica, cioè, non può essere utilizzata da prodotti
che non abbiano i necessari requisiti o legami con il
territorio. Finora a livello comunitario sono state
assegnate oltre 500 Dop, di cui oltre un centinaio sono
italiane. Si va dalla carni fresche alle preparazioni a
base di carne, al burro, olio, prodotti cerealicoli,
miele, uova, pesci e molluschi, ai prodotti di panetteria
e pasticceria.
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Cheese
art
E’
il formaggio d’arte o l’arte del formaggio.
Ci si vuole in questo modo riferire, non senza
enfasi, a un prodotto alimentare genuino, costruito
dall’uomo come un’opera d’arte, frutto di quotidiana
fatica e secolare sapienza di una civiltà contadina.
L’istituzione recente del consorzio per la tutela del
marchio Doc del «ragusano» è un ulteriore passo per
coniugare progresso e tradizione.
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Tagliare
Si
riferisce all’azione di mescolare due vini di qualità
diverse per gradazione alcolica al fine di migliorarne la
qualità e il sapore. Il vino meridionale veniva
comunemente usato per tagliare i più pregiati vini
settentrionali.
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Latifondo
Proprietà
terriera di grandi dimensioni, destinata a una
coltivazione estensiva. Il latifondo era caratterizzato da
vaste aree incolte (in genere utilizzate per la
pastorizia) e da aree di coltura estensiva, ossia
coltivate con scarsi investimenti di capitale di lavoro.
Tipica del latifondo era quindi la coltura a cereali che
non richiedeva né impianti di irrigazione – o altre
strutture costose - né manodopera specializzata.
Caratteristici erano gli insediamenti dei lavoratori
agricoli intorno al latifondo, organizzati in pochi grandi
nuclei, situati lontano dai luoghi di lavoro.
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Ex
contea
Le città di Ragusa e Modica furono elevate a contee da Pietro III,
re d'Aragona e di Sicilia, dopo la rivolta dei Vespri Siciliani del 1282. La
“contea” fu poi unificata nel 1286, quando
Manfredi di Chiaramonte, erede alla Contea di Ragusa, sposò
Isabella Mosca, erede a quella di Modica. I
Chiaramonte, lontani discendenti dell'imperatore Carlo
Magno, governarono la contea per poco più di un secolo,
favorendone la crescita economica, e conseguendo,
attraverso giochi di potere e matrimoni “di
convenienza”, un ruolo di primissimo piano nello
scacchiere politico siciliano. Giacomo,
ultimo dei Chiaramonte, nel 1392, per aver capeggiato una
coalizione antiaragonese, fu dichiarato ribelle e
condannato a morte. Iniziò
quindi un nuovo periodo e l'ascesa di un'altra potente
famiglia cresciuta all'ombra dei Chiaramonte, i Cabrera
(anche Caprera). A Giovanni Bernardo successe, nel 1466,
Giovanni II e a questi, nel 1474, Giannotto. Nel 1480 Anna, sorella di Giannotto, sposò Federico Henriquez,
discendente del real casato degli Aragona, e gli portò in
dono la Contea, che a lui passava e che si tramandò di
padre in figlio fino al 1702, anno in cui Giovan Tommaso
Henriquez si ribellò al Re, schierandosi a favore di
Carlo d'Austria e per questo fu giustiziato. La
condanna di Giovan Tommaso pose fine all'autonomia
amministrativa e politica della Contea, che venne
incamerata al regio demanio (1703) e seguì le sorti
dell'isola sino ai giorni nostri. Amministrativamente,
il territorio dell’ ex contea passò sotto la provincia
di Siracusa durante il regno delle Due Sicilie e fino al
1926, quando Ragusa fu dichiarata provincia d'Italia.
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Enfiteusi
Uno
dei caratteri originali della ex contea di Modica riguarda
il modo di possedere la terra. Con la diffusione del
contratto di enfiteusi, cioè di concessioni perpetue di
terra dietro canoni in natura (grano), qui si
sperimentarono forme precoci di frazionamento terriero e
di uso intensivo dei suoli, in grado di alimentare un
lento ma costante processo di colonizzazione agricola che
finì per plasmare in modo duraturo lo spazio geografico e
sociale, modificando non solo le vocazioni ambientali del
territorio ma anche i tradizionali equilibri fra città e
campagna.La formazione di un tessuto di piccole e medie
aziende agrarie è già documentata alla metà del XV
secolo, ma assunse proporzioni vistose con la
“rivoluzione dei prezzi” cinquecentesca, quando
l’afflusso in Europa dei metalli preziosi dai
possedimenti spagnoli e portoghesi provocarono quella
svalutazione delle monete che spinse le aristocrazie e
l’alto clero ad incrementare la produzione di grano per
controbilanciare la caduta dei redditi.
La leva fondamentale per lo smembramento del più
popoloso stato feudale dell’isola fu costituita
dall’enfiteusi, che ruppe anzitempo il sistema
latifondistico creando un nuovo ceto di piccoli e medi
coltivatori impegnati nella trasformazione fondiaria
dell’area iblea.
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