Un bilancio del
“modello ibleo”
La ricchezza e la varietà produttiva delle campagne
costituiscono ancora il perno essenziale dell’economia
provinciale e caratterizzano in modo originale il
“modello ibleo” di sviluppo locale. L’agricoltura,
infatti, non è scissa dalle altre attività produttive,
non è un comparto “residuale”, ma interagisce
positivamente con tutti i settori e svolge un ruolo
trainante nell’organizzazione delle economie urbane.
Città e campagne non rappresentano universi separati, ma
due realtà sociali profondamente intrecciate e plasmate
nel corso dei secoli da un’identica civiltà,
quell’antica contea di Modica che insieme alle continue
trasformazioni del paesaggio rurale ha saputo coniugare
tardo-gotico e barocco, neoclassicismo e liberty, in un
tripudio di pietre ricamate, dagli ordinati muretti a
secco che recingono i campi al calcare color ocra delle
chiese e dei palazzi.
La
persistente vitalità dell’agricoltura ragusana e la sua
capacità di rinnovarsi nel solco di una tradizione
plurigenerazionale invitano perciò lo storico a tornare
indietro, ad analizzare il rapporto tra presente e
passato, nel tentativo di interpretare sul metro della
“lunga durata” la formazione e i processi di cambiamento di una
“civilizzazione” insieme urbana e rurale del
territorio, che nell’odierna società “globale”
torna a riproporsi come modello culturale vincente di
relazioni umane.
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