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Zootecnia e allevamento, il secondo pilastro dell’economia ragusana

Zootecnia e allevamento costituiscono il secondo pilastro dell’economia ragusana, e nel 1997 con una produzione lorda vendibile  di 178 miliardi (pari al 14 per cento del totale) si collocano al secondo posto dopo l’ortofloricoltura, concentrandosi negli altopiani di Ragusa e di Modica. Tradizionale «nocciolo duro» dell’agricoltura dell’ex-contea, questo comparto, nell’ultimo ventennio, ha registrato un significativo processo di razionalizzazione delle strutture produttive, uno stretto collegamento con la ricerca scientifica, il graduale sviluppo dell’industria lattiero-casearia, dando perciò vita ad un sistema agro-industriale di assoluta rilevanza nel panorama meridionale. La superficie agraria destinata a prati artificiali e a pascoli naturali, che dalla metà del XIX secolo alla metà del XX aveva subito una costante riduzione fino a ridursi ad appena il 6 per cento del totale, dagli anni ’70 ricomincia a guadagnare terreno e nel l991 raggiunge il 21,7 della superficie agraria utilizzabile, pari ad un’estensione di 30.750 ettari. Che si sia trattato di un felice ritorno, rispetto a una vocazione naturale del territorio, è dimostrato da due complementari elementi di ammodernamento: da un lato si è verificata una diminuzione delle imprese (da 8904 del 1970 a 3361 del 1990), con un positivo fenomeno di accorpamento e ampliamento che ha ridotto l’handicap dell’eccessiva frantumazione aziendale; dall’altro il patrimonio zootecnico bovino non solo è cresciuto in termini quantitativi (da 50.311 capi del 1970 ad 80.700 nel 1997), ma è migliorato dal punto di vista qualitativo con l’introduzione (accanto all’autoctona “razza modicana”, oggi in declino) di razze specializzate nella produzione di carne (Charolaise, Limousine) e del latte (Frisona, Bruno-Alpina).

Gli allevatori ragusani hanno così cominciato ad investire sulle strutture logistiche (fabbricati rurali, stalle e sistemi automatizzati di mungitura), sulla genetica (incroci, fecondazione artificiale) e sulle tecniche agronomiche (rotazioni colturali, turnazione dei pascoli, irrigazione) per incrementare la disponibilità di foraggi necessaria all’alimentazione del bestiame. L’ulteriore approvvigionamento dei mangimi «concentrati» ha fatto prosperare, inoltre, un robusto indotto di circa venti aziende specializzate nella produzione di miscele diversamente dosate per le differenti tipologie nutritive: la «Mediterranea Mangimi» (fondata nel 1982, con 32 soci e un fatturato di 16 miliardi nel 1995) o la “Leocata Mangimi” di Modica operano anche nel settore avicolo e forniscono due storie “parallele” esemplari di integrazione agricolo-industriale.

Nel 1994 circa 1800 aziende zootecniche producevano 840 mila quintali di latte, cioè il 60 per cento dell’intera produzione regionale. Alla stessa data 230 di esse lavoravano con metodi artigianali i formaggi tipici del territorio ibleo, dalla “provola” alla ricotta, dai “cacetti” canestrati al più noto “Ragusano” (per un totale di 10 mila quintali nel 1997).

Purtroppo però in questo settore si è registrato uno sviluppo spontaneo, basato sulle fragili strutture di piccoli/medi allevamenti non adeguatamente assistiti sotto il profilo dei contributi regionali ed europei. Lo spiccato carattere individualistico delle iniziative e gli ostacoli frapposti all’associazionismo hanno bloccato a lungo il decollo dell’industria lattiero-casearia, e l’assenza di programmazione ha inceppato la vitalità del settore. Polverizzazione aziendale, scarsa specializzazione tecnico-professionale, mancata tipicizzazione e omogeneità nei sistemi di lavorazione furono alcuni problemi denunciati dagli allevatori iblei sin dagli anni ’70. Anche la zootecnia rivelava dunque una netta cesura tra il dinamismo economico e le capacità d’iniziativa privata da un canto, e l’assenza di coordinamento politico e di programmazione che strozzava continuamente le potenzialità produttive del territorio ibleo: per assenza di “progetto” si rischiava di perdere l’occasione unica di una complementarietà economica fra agricoltura e industria, fra allevamento razionale e trasformazione industriale dei prodotti lattiero-caseari.

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  Sommario
     
  Ragusa e la sua Provincia: un Mezzogiorno "dinamico"
  Da antico granaio a distretto agro-alimentare moderno 
  “L’Effetto serra" sull'economia iblea
  Zootecnia e allevamento, il secondo pilastro dell'economia ragusana
  La moderna industria lattiero-casearia
  Il “Progetto ibleo” per garantire le produzioni di qualità
  Altre forme di ricchezza
  Un bilancio del “modello ibleo”
  Lo stereotipo dell’arretratezza
    
     
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