Famiglia
Florio
Le
fortune della famiglia Florio iniziarono nella Palermo
dell’Ottocento, espandendosi in attività diverse
(la pesca e lavorazione del tonno, lo stabilimento per
la produzione del marsala, l’industria dello zolfo,
il settore bancario) fino ad assumere dimensioni
nazionali nei primi anni del Novecento, in un fitto
intreccio di industria, agricoltura e finanza.
Decisiva fu
l’intraprendenza di Vincenzo Florio (1799-1868), uno
dei primi imprenditori meridionali a intuire
l’importanza dello sviluppo industriale e
cantieristico della Sicilia: fondò una società di
navigazione e diventò senatore del regno d’Italia.
Suo figlio Ignazio (1838-1891) diede grande impulso
all’iniziativa, creando nel 1881, con Rubattino di
Genova, una nuova società sotto la denominazione di
Navigazione Generale Italiana. Il nipote
Vincenzo (1883-1959) fu tra i pionieri
dell’automobilismo.
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Vitaliano
Brancati
Nasce
a Pachino (Siracusa) nel 1907. Studia a Modica e a
Catania, dove si laurea in lettere.
E’ stimolato dal padre, funzionario di
prefettura, scrittore dilettante e fervido sostenitore
del fascismo, a rinverdire le tradizioni letterarie di
famiglia; collabora
con giornali di regime ed esordisce con mediocri testi
teatrali, inclini al fanatismo politico e al culto
della personalità. Trasferitosi a Roma nel 1933,
diventa redattore capo della rivista
“Quadrivio”; si avvicina alle teorie estetiche di
Croce e, anche in seguito alla frequentazione di
scrittori come Alberto Moravia e Corrado Alvaro,
matura una profonda crisi politica. Nel 1934 torna in
Sicilia, per fare il professore di lettere negli
istituti magistrali; nel 1935 ripudia, bollandoli come
stupidaggini, tutti i suoi articoli giornalistici
precedenti.
Artisticamente l’autocritica corrisponde alla
scoperta del comico, sul modello di Gogol: ne è una
prima espressione, intriso di amarezza ancorché
stilisticamente imperfetto, il romanzo Gli
anni perduti, pubblicato nel 1938 su
“Omnibus”. L’estro dell’autore si dispiega
pienamente in Don
Giovanni in Sicilia (1941), il romanzo di successo
dove il gallismo è il tema dominante, e nel piccolo
capolavoro Il
vecchio con gli stivali (1944),
che mostra l’eccezionale capacità di
definire, con una storia individuale, il misero quadro
morale e politico di un’epoca.
Alla caduta del regime, Brancati inverte il suo
fervore satirico, attribuendo ai vincitori la
responsabilità di non riuscire a estirpare le
colpe morali del fascismo: tematica ricorrente nelle
note redatte
per giornali
e riviste e
raccolte postume nel Diario romano
(1961).
Capolavoro del dopoguerra è Il
bell’Antonio (1949): come sempre impareggiabile
nel tratteggiare con vivacissimi tratti la società
medio e piccolo borghese della sua terra, l’autore
si distingue anche per pagine di intensa drammaticità.
Dalla Sicilia la scena si sposta a Roma con Paolo
il caldo (1955), l’incompiuto romanzo di maggior
tormento esistenziale. Al pessimismo che lo permea non
è estranea la vicenda personale di Brancati,
e in particolare il fallimento del matrimonio
contratto nel 1946 con l’attrice Anna Proclemer. Nel
1954 riaffiora una vecchia malattia. Muore a Torino in
quell’anno, dopo un’operazione chirurgica.
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Ercole Patti
Nato a Catania nel 1904, si affermò
nel mondo letterario con Quartieri alti (1940),
una rappresentazione ironica dell’alta borghesia
romana. Nel dopoguerra confermò le sue doti di
narratore e di moralista penetrante e acuto con Il
punto debole (1952), Giovannino (1954), Un
amore a Roma (1956) e Cronache romane
(1962). Nei romanzi e racconti scritti dopo gli anni
Sessanta (tra gli altri La cugina, Graziella e
In riva al mare) Patti ha raccontato spesso
vicende sensuali, nelle quali l’estenuata dolcezza
del gioco erotico non manca di evocare un patetico
senso di morte. Ha raccolto le sue pagine
autobiografiche nei volumi Diario siciliano
(1971) e Roma amara e dolce (1972), pubblicati
poco prima della morte avvenuta a Roma nel 1976.
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Colonnello
Mori
Cesare Mori, originario della
Lombardia, iniziò la carriera come poliziotto in
Sicilia. Negli anni della prima guerra mondiale si
segnalò per operazioni importanti come la distruzione
delle bande Carlino e Grillo, oltre alla cattura del
bandito Grisafi. Questi risultati erano stati ottenuti
soprattutto grazie a un ottimo coordinamento delle
informazioni e a un sapiente uso delle squadriglie
mobili. Nel dopoguerra fu nominato prefetto a Trapani
e poi a Bologna. In questi incarichi si distinse per
l’abilità e l’equanimità con cui mediò nel
conflitto tra proprietari terrieri e movimento
contadino, particolarmente forte in quel periodo. La
sua opera si caratterizzò però per una certa
faziosità politica. A Trapani per esempio, si segnalò
per la forza con la quale aveva combattuto
l’opposizione al governo. Liberale di sinistra e
giolittiano, come prefetto di Bologna fu uno dei pochi
rappresentanti delle istituzioni a reagire alle
violenze delle squadre fasciste nella zona. Nel
fascismo tuttavia Mori finì per vedere una possibilità
inedita per colpire la criminalità senza le
limitazioni imposte in un paese democratico. E in
effetti, specie nella campagna repressiva del 1926,
inviato in Sicilia per abbattere le delinquenza
mafiosa, finì con utilizzare metodi di tipo
terroristico. Rimase prefetto a Palermo per cinque
anni consecutivi, ma poi non ebbe più alcun incarico.
Morì nel 1942.
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Luigi
Pirandello
Nasce
ad Agrigento nel 1867, da un’agiata famiglia di
sentimenti patriottici e anticlericali. Segue per
propria inclinazione gli studi classici; frequenta
l’università a Palermo, Roma e Bonn, tappa
fondamentale della sua formazione per l’incontro con
la cultura tedesca, gli studi di estetica, i primi
saggi sulla questione della lingua, l’esordio
poetico con Mal
giocondo (1889). Tornato a Roma nel 1891,
frequenta letterati e artisti veristi e neo veristi;
scrive il primo romanzo Marta
Ajala, (pubblicato nel 1901 con il titolo L’esclusa),
poesie, recensioni e racconti. Questi ultimi saranno
in tutto 246, raccolti nei 24 volumi di Novelle
per un anno (1922 -1937). Nel 1893 sposa
Antonietta Portulano, dalla quale avrà tre figli. Dal
1897 insegna per oltre vent’anni lingua e stilistica
al magistero femminile di Roma. Il totale dissesto che
investe nel 1903 il patrimonio di famiglia lo induce a
intensificare l’attività di critico e scrittore. Al
romanzo Il fu
Mattia Pascal (1904), subito tradotto in tedesco,
ne seguono molti altri, fra cui I vecchi e i giovani (1913) e Uno,
nessuno e centomila (1925). Nel 1910, stimolato
dall’amico e commediografo Nino Martoglio, esordisce
come autore teatrale, attività che presto lo assorbirà
quasi totalmente. Dopo le commedie siciliane Pensaci Giacomino (1916), Il
berretto a sonagli (1917) e La
Giara (1917), assurge a fama internazionale con Sei
personaggi in cerca d’autore (1921) ed Enrico
IV (1922), ineguagliabile interprete
dell’inquietudine dell’uomo moderno, le cui
pretese di verità e coerenza appaiono però
condannate all’insoddisfazione, perchè nulla esiste
oggettivamente e l’individuo stesso non è quel che
crede di essere.
Nel 1924, dopo il delitto Matteotti, Pirandello si
iscrive la partito fascista; ma i rapporti con il
regime si deteriorano presto, per l’ostilità
riservata alle sue opere. Egli stesso soggiorna sempre
più frequentemente all’estero, accompagnando le
tournée del Teatro d’Arte di Roma, da lui
fondato e diretto. Insignito del titolo di
Accademico d’Italia nel 1929, trascorre gli ultimi
anni in solitudine,
ai margini della cultura ufficiale. Nel 1934, mentre
in Germania è vietata la rappresentazione delle sue
opere, riceve il
Nobel per la letteratura. Muore a Roma nel
1936.
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“Non
si parte!”
Nell'ottobre 1944 le gravi condizioni
alimentari di Palermo furono all'origine della
protesta popolare sfociata in un eccidio da parte
dell'esercito; tra il novembre e il gennaio 1945 alla
protesta contro l'ammasso si aggiunse il rifiuto di
aderire alla chiamata alle armi dei contingenti
mobilitati per la guerra contro i tedeschi.
In circa 24 centri isolani si verificarono
rivolte, al grido di “non si parte” con la
“liberazione” di interi paesi (Comiso, Ragusa,
Piana degli Albanesi).
Si trattava soprattutto di una manifestazione
di stanchezza nei confronti della guerra, in Sicilia
considerata finita con l'occupazione alleata. La
rivolta esprimeva anche un forte senso di sfiducia
nell'esercito che appariva come l'istituzione che,
insieme alla monarchia, meglio incarnava la continuità
con il vecchio Stato; infine, tra le cause del “non
si parte” va segnalato il tema più specificamente
politico di scarso apprezzamento nei confronti del
compromesso istituzionale al quale i partiti del Cln
avevano aderito.
Particolarmente significativo il caso di Ragusa, dove
la rivolta scoppiò il 5 gennaio 1945 ed ebbe come
protagoniste le donne che protestavano contro la
chiamata degli uomini a combattere nell’esercito del
regno del Sud. L’agitazione si estese poi a tutta la
provincia, in parte guidata da esponenti di vecchi
gruppi anarchici, in parte collegata con le istanze
del separatismo, ovunque stroncata dall’intervento
repressivo dell’esercito.
Il ruolo delle donne, mobilitate a causa della durezza
delle condizioni di vita imposte dalla guerra,
costrette a uscire dai loro tradizionali ruoli per
sopperire alla mancanza di uomini mandati al fronte,
è ben espresso dalla figura di Maria Occhipinti, una
giovane popolana che diventò protagonista del
movimento e poi avrebbe narrato le sue vicissitudini
nel libro Una
donna di Ragusa (Milano, 1976).
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Lotte
contadine
Subito
dopo la guerra ripresero con grande forza, soprattutto
nel Sud, le agitazioni contadine, con un movimento
analogo a quello che si era manifestato dopo la prima
guerra mondiale. Come in precedenza, il sistema di
lotta più usato fu l’occupazione di terre incolte e
la loro coltivazione, con la successiva rivendicazione
dei frutti del lavoro e della terra stessa.
Lo Stato rispose al movimento in maniera duplice: da
una parte vi furono repressioni anche molto dure, con
morti e feriti, dall’altra anche la Dc, saldamente
insediatasi dal 1948 alla guida del governo, si rese
conto che la questione agraria doveva necessariamente
essere affrontata a causa dell’arretratezza
spaventosa dei rapporti agrari in certe zone del
paese. Nel 1950 fu quindi varata una parziale riforma
agraria, con la “legge Sila”.
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Fasci
Siciliani
Con
il termine “fasci” si indicarono le organizzazioni
proletarie sorte negli anni 1892 – 1893 in alcune
località della Sicilia, dove la crisi economica aveva
determinato un fortissima tensione sociale. Queste
organizzazioni si diffusero rapidamente fino a
determinare un grande movimento di massa. Ne facevano
parte contadini, braccianti, mezzadri e, a seconda
delle località, minatori, artigiani, piccoli
commercianti e piccoli proprietari: un vasto movimento
a cui parteciparono anche molte donne e bambini.
Guidati da uomini di orientamento socialista, come
Nicola Barbato, Rosario Garibaldi Bosco e Giuseppe De
Felice, i Fasci furono soprattutto un movimento
spontaneo di protesta, che affiancava la battaglia
contro l’eccessivo fiscalismo e la rivolta contro la
tirannia dei “galantuomini” nelle amministrazioni
locali, alla richiesta di revisione dei patti agrari e
alla rivendicazione di terre da coltivare.
Affermatisi anche grazie all’atteggiamento liberale
di Giolitti, che si limitò a garantire l’ordine
senza impedire l’organizzazione delle opposizioni, i
Fasci Siciliani furono duramente repressi (un
centinaio furono le vittime) da Crispi. Questi,
tornato al governo nel dicembre 1893, presentò il
movimento come una vasta cospirazione tesa a
sovvertire lo Stato e nel 1894 fece eseguire circa
2000 arresti e condannare a dure pene detentive i
dirigenti.
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Il
separatismo e le origini dell'autonomia siciliana
(Lezione
di Rosario Mangiameli)
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Autonomia
regionale
La
Sicilia è una delle cinque regioni a statuto
speciale, come sancito dalla Costituzione del 1948
(art. 116). In realtà la nascita della Regione
precedette l’entrata in vigore della Costituzione. Il principio dell’autonomia regionale siciliana entrò
nella fase di preparazione giuridica nel settembre
1945. Lo Statuto regionale fu promulgato con il
decreto legislativo luogotenenziale del 15 maggio
1946. Il 20 maggio 1947 si svolsero in tutta la
Sicilia le prime elezioni per la formazione
dell’Assemblea regionale.
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Don
Camillo e Peppone
Don Camillo e Peppone,
rispettivamente parroco e sindaco di un paesino della
bassa emiliana nel secondo dopoguerra, sono due
personaggi nati dalla fertile penna di Giovanni
Guareschi. Nelle pagine dei suoi romanzi e in una
fortunata serie di film interpretati da Fernandel e
Gino Cervi rappresentano, con molta ironia, l’aspro
contrasto politico di quegli anni. Il loro inventore,
Giovanni Guareschi (1908–1968), fu scrittore e
giornalista, dimostrando fin dagli esordi, come
articolista alla “Gazzetta di Parma”
e come caporedattore del giornale
“Bertoldo”, grandi doti di umorista. Dopo la
guerra fondò con Giovanni Mosca il giornale satirico
filomonarchico “Candido”, sulle cui pagine
comparvero le prime storie di Don Camillo e Peppone.
Con gli stessi personaggi pubblicò fortunati romanzi,
tra cui Mondo piccolo: Don Camillo (1948), Don
Camillo e il suo gregge (1953), Il compagno Don
Camillo (1963) e Don Camillo in Russia
(1963).
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Latifondo
Proprietà terriera di grandi
dimensioni, destinata a una coltivazione estensiva. Il
latifondo era caratterizzato da vaste aree incolte (in
genere utilizzate per la pastorizia) e da aree di
coltura estensiva, ossia coltivate con scarsi
investimenti di capitale di lavoro. Tipica del
latifondo era quindi la coltura a cereali che non
richiedeva né impianti di
irrigazione – o altre strutture costose - né
manodopera specializzata. Caratteristici erano gli
insediamenti dei lavoratori agricoli intorno al
latifondo, organizzati in pochi grandi nuclei, situati
lontano dai luoghi di lavoro.
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Emigrazione
Tra
il 1951 e il 1961 emigrarono dalle regioni
dell’Italia meridionale due milioni di persone e
altrettanti se ne aggiunsero nel decennio successivo.
Una parte sempre più consistente di questa
emigrazione si diresse verso le aree più
industrializzate del nostro paese. Torino e Milano
videro, tra il 1950 e il 1970, aumentare la loro
popolazione rispettivamente del 42,6% e del 24%.
La Sicilia contribuì nello stesso periodo
all’emigrazione con circa un milione di persone, su
una popolazione che complessivamente ammontava a
4.680.715 di
abitanti nel 1961 a
4.906.878 abitanti nel 1971.
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Valle dei
Templi
Alture nei pressi di Agrigento, dove
sorgono gli imponenti templi ellenistici di Eracle,
della Concordia, di Giunone e di Zeus Olimpico. I
templi di Agrigento appartengono tutti all’ordine
dorico e sono interamente costruiti con la locale
pietra calcarea dal colore giallo intenso. La valle
dei Templi è oggi
riconosciuta patrimonio dell’Unesco.
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Bagheria
Località situata nelle vicinanze di
Palermo, è particolarmente nota per le sue splendide
ville barocche, fatte costruire dalla nobiltà
palermitana a partire dal secolo XVII; tra le più
interessanti sono la villa Bufera, la più antica
(1658) e le ville Valguarnera
e Palagonia (del XVIII secolo).
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Leonardo
Sciascia
Nasce
a Racalmuto (Agrigento) nel 1921. Maestro elementare
fino al 1957, esordisce come narratore con Le
parrocchie di Regalpetra (1956), cronache di un
immaginario paese della Sicilia. Nell'isola trovano
ambientazione molte altre opere come gli Zii
di Sicilia (1958), i romanzi sulla mafia e sulla
sua impenetrabile rete di omertà, Il
giorno della civetta (1961) e A ciascuno
il suo (1966), i racconti de Il
mare colore del vino (1971). Ma la Sicilia, con il
suo concentrato di problemi, è spesso solo un punto
di partenza, una metafora della complessità: storie
svolte con intrecci accattivanti da romanzo giallo,
sostenute da un linguaggio limpidissimo, inducono a più
larghe riflessioni sulle sorti dell'intero paese e
sulla contemporaneità. Vi sovrintende l' illuminismo
di un intellettuale profondamente immerso nel
razionalismo della cultura europea e quanto mai
attento alle tormentate tensioni che percorrono,
soprattutto a partire dagli anni '70 la società
italiana. Diventa più allusiva, ne Il contesto (1971), in Todo
modo (1974) o ne I
pugnalatori (1976) la rappresentazione - denuncia
di un potere
politico, teso, con ogni mezzo, all' autoconservazione.
Altro filone è quello dei romanzi inchiesta o di
ricostruzione indiziaria: La
scomparsa di Majorana (1975), L'affaire
Moro (1978), come già Il
consiglio d'Egitto (1963) conducono alla scoperta
di un' "altra storia", nascosta dietro a più
o meno noti accadimenti, e riproposta con inedite
chiavi di lettura. Editorialista per importanti
quotidiani, Sciascia vive anche due brevi stagioni di
impegno politico, da deputato indipendente nelle liste
del Pci, nel 1976, e da
parlamentare europeo radicale. Costante, come
nel romanzo Candido
ovvero un sogno fatto in Sicilia (1977), resta la
sua volterriana diffidenza verso ogni ideologia. Negli
ultimi anni, nonostante l'incalzare di una grave
malattia, continua a scrivere in modo febbrile. I suoi
saggi e aforismi sono raccolti in varie opere, da Nero
su nero (1979) ad Alfabeto
pirandelliano (1989). Muore a Palermo nel 1989.
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Elezione
diretta dei sindaci
La legge di riforma relativa
all’elezione diretta dei sindaci è stata approvata
dal Parlamento italiano nel 1993, preceduta l’anno
prima in Sicilia da una legge regionale similmente
ispirata agli schemi della forma di governo
presidenziale, con una rigida distinzione tra il
consiglio comunale e il sindaco, entrambi forniti di
autonoma legittimazione democratica. Si è trattato di
una riforma elettorale importante perché ha
trasformato per i Comuni il sistema elettorale da
proporzionale a maggioritario. Nei paesi con
popolazione fino a 15 mila abitanti, le elezioni si
svolgono in un unico turno, mentre nei Comuni con
popolazione superiore ai 15 mila abitanti nel primo
turno si presentano tutte le liste, con il proprio
candidato alla carica di Sindaco. Se nessuno ottiene
il 50% dei voti si procede al ballottaggio: viene
eletto chi ottiene il maggior numero di voti, mentre
alle liste che lo sostengono è attribuito il 60% dei
seggi.
In Sicilia, con l’elezione diretta dei sindaci, si
sono affermati alla guida di grandi città come
Palermo e Catania, autorevoli rappresentanti della
società civile, come Leoluca Orlando ed Enzo Bianco.
Eletti al primo turno nel 1993, sono entrambi stati
riconfermati al primo turno anche quattro anni dopo.
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Statuto
regionale
Il
principio dell’autonomia regionale siciliana entrò
nella fase di preparazione giuridica nel settembre
1945. Il progetto venne affidato a una Commissione
paritaria nominata dall’Alto Commissariato per la
Sicilia e composta da rappresentanti di tutti i
partiti. La bozza di statuto elaborata dalla
Commissione fu sostanzialmente accolta dalla Consulta
regionale siciliana: venne ribadita la competenza
esclusiva alla regione di alcuni tributi riscossi
nell’isola; la durata della legislazione fu definita
in quattro anni. Si prevedeva inoltre con l’art. 38
la costituzione di un fondo di solidarietà nazionale
in cui lo stato avrebbe versato finanziamenti da
utilizzare per lavori pubblici.
L’aspetto rivoluzionario del progetto approvato
dalla Consulta era quello di concepire la Sicilia
quale entità politica primaria, dotata di competenze
proprie pur rimanendo all’interno dei confini dello
Stato unitario. Lo Statuto, promulgato con il decreto
legislativo luogotenenziale del 15 maggio 1946, fu poi
esteso anche alla Sardegna.
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Partecipazioni
statali
Nell’industrializzazione
delle regioni meridionali svolse un ruolo importante,
a partire dagli anni Cinquanta, il sistema delle
partecipazioni statali, consistente nell’intervento
da parte dello Stato nell’economia, mediante
l’acquisizione di quote di maggioranza del capitale
azionario di società per azioni, così da
determinarne le scelte strategiche. Gli enti più
importanti furono l’Iri ed Eni, cui si aggiunsero
nel 1958 l’Ente per la gestione della attività
minerarie (Egam), nel 1962 l’Ente per il
finanziamento dell’industria meccanica (Efim), e nel
1971 la Società per la gestione delle partecipazioni
industriali (Gepi).
La Regione Sicilia radicalizzò la scelta nazionale di
pervadere l’economia di società industriali e
finanziarie a capitale pubblico. Gli enti finanziari e
industriali, creati in Sicilia con capitali della
regione, finirono con l’aggiungersi a quelli
nazionali. Nel 1957 nacque la Società finanziaria
siciliana (Sofis), nel 1960 l’Azienda asfalti
siciliana, nel 1963 l’Ente minerario siciliano, nel
1967 l’Ente siciliano per la promozione industriale
(Espi). Anche questi enti, più che una politica di
promozione, finirono con lo svolgere un’attività di
salvataggio di imprese in difficoltà.
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Economie
di scala
Si realizza un’economia di scala
quando si riesce a ottenere una diminuzione del costo
medio dei prodotti in conseguenza dell’aumentare
delle dimensioni dell’impresa.
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Conca
d’oro
Regione pianeggiante nei pressi di
Palermo digradante vero il mare. Come indica lo stesso
toponimo, è una zona fertile, ben irrigata,
rigogliosa di agrumi e ortaggi.
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Johann
Wolfgang Goethe
Johann
Wolfgang Goethe (Francoforte 1749 -
Weimer 1832), è stato il più grande poeta
tedesco (autore del Prometeo e del Faust,
de I
dolori del giovane Werther) nonché storico
dell’arte, scienziato, diplomatico, educatore. Tra
il 1786 e il 1788, in linea con la tendenza
inaugurata dai poeti romantici dello Sturm und Drag,
visitò l’Italia per approfondire il contatto con il
culto dell’antichità classica,
soggiornando anche in Sicilia.
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Touring
Club Italiano
Il Touring Club Italiano (Tci) nacque
nel 1904 a Milano dalla trasformazione del Touring
Club Ciclistico Italiano, fondato nel 1894. Il Tci
svolse un ruolo importante nel processo di
modernizzazione della società italiana, favorendo la
nascita di un nuovo modello di vita per i soci,
promovendo la diffusione dell’automobile, conducendo
una vivace battaglia per migliorare la situazione
alberghiera e turistica, creando un’opinione
pubblica capace di esercitare pressioni sul potere
politico. Attraverso la pubblicazione di articoli e
monografie, la promozione di conferenze,
l’istituzione di commissioni di studio il Tci
richiamò l’attenzione sul problema del
rimboschimento e sulla necessità di allargare la rete
stradale e di garantirne una migliore manutenzione. Al
Club è legata la costruzione della prima grande
autostrada italiana, la Milano Laghi, realizzata nel
1924. Fondamentali inoltre furono la fondazione della
prima scuola per l’istruzione di personale
alberghiero e la pubblicazione delle prime carte
geografiche d’Italia destinate al nascente turismo
di massa e munite di stellette e asterischi sul
modello delle guide ideate in Germania da Karl
Baedeker.
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Masserie
Le masserie costituiscono un
insediamento rurale tipico dell’Italia meridionale,
situato all’interno delle grandi aziende
latifondiste a prevalenza cerealicola e con lavoro
salariato: si tratta di raggruppamenti edilizi isolati
di notevoli dimensioni con edifici che circondano un
piccolo spiazzo, a loro volta protetti da mura.
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Baglio
Spiazzo,
in genere di pietra levigata, antistante le case
rurali; in italiano aia.
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Anas
L’Anas (Azienda nazionale autonoma
delle strade) ha il compito di gestire le strade e
autostrade nazionali e provvedere alla loro
manutenzione; di curarne il miglioramento e di
adeguarle al bisogno dei cittadini; di eseguire i
progetti di costruzione di nuove strade; di vigilare
sulle nuove costruzioni e sulla gestione dei quelle
affidate a terzi; di studiare e sperimentare le
tecniche più aggiornate sulle costruzioni stradali e
sulla circolazione.
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Villa del
Casale
La villa del Casale è una fastosa
villa patrizia, edificata tra la fine del III e
l’inizio del IV secolo d. C.. Portata alla luce
dagli scavi iniziati nel 1929, si estende su tre
livelli, per una superficie di circa 3500 metri
quadri, nei
pressi di Piazza Armerina (in provincia di Enna). Per
la magnificenza dei suoi mosaici policromi e
l’ottimo stato di conservazione in cui sono giunti a
noi, rappresenta la più importante testimonianza
della civiltà romana in Sicilia. I mosaici, con scene
di caccia, di danza, di circo e mitologiche, si
suppongono eseguiti, per gli accorgimenti tecnici, la
scelta dei temi e il linguaggio formale, dalla
maestranze africane
attive nella zona.
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Polo
petrolchimico
Lo sviluppo della Sicilia fu nel
secondo dopoguerra affidato soprattutto
all’industria del petrolio (raffinazione e
petrolchimica) e alla chimica di base. La Regione
presentava indubbi vantaggi per la sua posizione
geografica, posta
nelle immediate vicinanze delle fonti di
approvvigionamento del petrolio grezzo. Erano inoltre
disponibili vaste aree adatte per la raffinazione
proprio lungo la costa, e i fondali marini erano
abbastanza profondi da permettere le operazioni di
carico e scarico ad opera di grosse petroliere. Si
aggiunga a tutto ciò la presenza delle materie prime.
La scoperta a metà degli anni Cinquanta del petrolio
a Ragusa consentì di sfruttare anche il giacimento di
Gela e di creare un complesso petrolchimico per la
lavorazione del grezzo estratto. Intorno al 1960 iniziò
la produzione petrolchimica da parte della società
Abcd, che sfruttava l’etilene prodotto dal craking
del grezzo estratto dai pozzi della zona di Ragusa.
Incominciava così il processo di integrazione fra
industria petrolifera e petrolchimica.
Contemporaneamente nascevano impianti di società
diverse collegate e integrate fra di loro.
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Legge Galasso
La cosidetta legge Galasso (dal nome
del parlamentare repubblicano Giuseppe Galasso,
sottosegretario al Ministero dei Beni Culturali
durante il governo Craxi, che se ne fece promotore)
entrò in vigore nel 1985. E’ stata, e per certi
versi rimane, una delle leggi più importanti per la
tutela dell'ambiente: diversamente da altre normative
di settore, destinate selettivamente a temi specifici
(inquinamento idrico, rifiuti, edilizia etc.), essa
tendeva a proteggere il territorio nel nella sua
globalità e in
riferimento ad ogni sua componente. Ad ogni
amministrazione regionale veniva richiesto di stilare
un piano territoriale paesistico, con l’obiettivo di
difendere le coste e altri ambienti naturali dal
definitivo degrado.
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Teatri
greci di Taormina e di Siracusa
Il teatro greco di Taormina risale al
III sec. a. C.: l’attuale struttura in mattoni con
scena a nicchia preceduta da colonne corinzie,
conservata accanto a case moderne, deve datarsi al II
sec. d. C.
Il teatro greco di Siracusa si trova nel quartiere di
Neapolis. L’aspetto attuale, con la cavea a forma
semicircolare, la più vasta di tutti i teatri greci
superstiti, è di età ellenistica, con aggiunte di età
romana.
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La mafia
(Lezione
di Salvatore Lupo)
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