L'eredità
urbana
Ma poi
alla fine è nelle città che si decide tutto. La
Sicilia, si sa, al di là dell'oleografia rurale di
lande desolate popolate solo da asini e fichidindia,
è terra di città, terra di gente adusa da secoli a
comprare il pane dal fornaio, terra di piazze e di
socialità fitta, degli uomini al corso, e delle donne
nei cortili. Terra di centri popolosi dove la vita è
intrecciata di istituzioni e di politica, scandita
dalle feste e dalle cerimonie religiose, terra di
negozi e putie (botteghe), di
mercatini settimanali e di fiere, di complesse
gerarchie sociali e territoriali.
L'universo
urbano è un deposito sedimentato di tutto questo,
molte volte deturpato, ma molte altre ancora
recuperabile da parte di un intervento attento,
rispettoso del bisogno di rendere attuale questa
ricchezza stratificata, di non banalizzarla facendone
solo museo. Le città siciliane sono uno straordinario
esempio di come il passato costruisca il presente
donandogli potenzialità largamente inespresse. Tra le
quinte della vera e propria colata di cemento che ha
soverchiato negli ultimi quarantanni ogni sforzo di
salvaguardia storico-artistica, emergono i resti di un
patrimonio straordinario, a tratti, ineguagliabile.
Monumenti
della civiltà classica greco-romana di decisiva
importanza (si pensi solo ai teatri
greci di Taormina e di Siracusa) si
accompagnano a un'esperienza fenicio-punica
significativa, a presenze bizantine rilevanti,
soprattutto alla grande stagione arabo-normanna. Si
tratta, in quest'ultimo caso, non solo di emergenze
monumentali di primissimo ordine, note in tutto il
mondo, ma del simbolo di scontri e incontri che devono
oggi trasformarsi in dialogo, ponte di uno scambio
culturale intermediterraneo con le popolazioni di fede
musulmana.
E
poi ancora edifici di epoca medievale, castelli e
chiese romaniche, palazzi rinascimentali, fino al
trionfo rutilante del barocco, un barocco tardo, che
sembra non finire più, che occupa il Settecento,
segnando col suo culto del meraviglioso le piazze e le
strade e le chiese stupende, il volto delle città e
la loro disposizione. Musei en
plein air queste città siciliane punteggiate di
storia, cariche di un passato che s'affaccia ad ogni
cantone, ad ogni angolo, ad ogni edicola votiva, un
passato che invece d'essere un peso è divenuto, ormai
riconosciuto da tutti ma non per questo valorizzato,
un'enorme, inespressa potenzialità, una risorsa
economica e sociale.
Per non dire dell' Ottocento, della grande epoca delle
ville, dei cimiteri e dei teatri, con la sua dignitosa
compostezza, la sua borghese ricerca di un'agiatezza
allargata, espressa dalla sociabilità dei caffé e
dei casini, e insieme, con i segni incipienti,
talvolta opprimenti, della presenza dello Stato. E
ancora, qualche decennio dopo, la stagione brillante
del liberty, l'eleganza di certe strade di Palermo e
Mondello, e per finire, l'edilizia degli anni Trenta,
nascosta e guardinga, a suo modo geniale nella ricerca
di un'impossibile, geometrica, esattezza.
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