I
ceti subalterni urbani
La cittą era una fonte di opportunitą anche per
i meno abbienti, che vi si recavano in un flusso
ininterrotto di immigrazione precaria, alla ricerca di
un'occupazione o di un modo purchessia di procurarsi il
pane. A causa della straordinaria mobilitą, che
caratterizzava i ceti subalterni urbani, si formavano,
sopratutto nei centri pił importanti, aggregazioni
familiari pił elastiche e mobili di quelle delle
campagna. Nei quartieri palermitani, per esempio, studi
sul medioevo, ma anche documenti
settecenteschi, testimoniano di
un gran numero coresidenze "anomale":
gruppi di celibi o di nubili; famiglie che accoglievano
sotto lo stesso tetto garzoni, pensionanti, nipoti,
figli di primo letto
di uno o di ambedue i coniugi; famiglie
in cui la cura dei figli restava al genitore
superstite o rimasto in cittą, in seguito a un
abbandono; donne sole di pił generazioni, unite o meno
da rapporti di parentela; un gran numero infine di
solitari e vagabondi. In simili situazioni diventava
fondamentale il rapporto di vicinato, che sostituiva il
sostegno familiare in un contesto pił dinamico di
quello rurale, ma
anche pił precario e rischioso.
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