Non abbassare la guardia
La mafia si è adattata
benissimo alla modernità: quella statunitense,
dove essa ha
prosperato sin dagli
anni '20; quella dei grandi traffici internazionali,
che vedono un'attiva partecipazione dei gruppi mafiosi
italiani e nordamericani, il loro intreccio con le
altre mafie, sudamericane e orientali a quella
italiana degli anni Settanta-Ottanta, con l'esplodere
della corruzione politico-affaristica e la stessa
disintegrazione dell'idea di interesse pubblico nel
vortice della contrattazione tra organizzazioni
occulte, rappresentanti attività illegali del più
vario genere. Già vent'anni fa la vicenda del
banchiere italo-americano Michele
Sindona e quella dell'altro banchiere Roberto
Calvi hanno mostrato molto bene questo intreccio
tra mafia propriamente detta, finanza internazionale,
gruppi di pressione e gruppi politici impegnati
attivamente nella difesa di questo micidiale
aggregato. A partire dalla fine degli anni '70 si è
anche aperta una stagione del tutto nuova nella
secolare vicenda mafiosa, quella degli attentati
mafiosi contro uomini d'affari, politici e
rappresentanti delle
istituzioni. La lunga scia di sangue ha troppo a lungo
comprovato lo strapotere di Cosa
Nostra, mettendo in discussione la stessa
sovranità dello Stato democratico e la stessa nostra
possibilità di definirci cittadini e uomini liberi.
Dall'elenco interminabili dei caduti voglio trarre
solo i nomi di Falcone
e Borsellino, i due coraggiosi
magistrati che hanno fatto più di ogni altro per la
conoscenza della mafia e della lotta contro di essa,
ottenendo le prime condanne dei grandi mafiosi e della
stessa organizzazione mafiosa e pagando con la vita
questi loro grandi risultati.
Grazie anche al sacrificio loro, e di tanti
altri, negli ultimi anni c'è stata un'inversione di
tendenza. La forte iniziativa della magistratura, la
clamorosa rottura rappresentata dal cosiddetto pentitismo,
una diffusa rivolta morale in Sicilia e fuori, la
crisi del sistema politico susseguente a tangentopoli
hanno messo alle corde le più pericolosa e antica
delle organizzazioni mafiose, Cosa
Nostra siciliana. Il numero dei delitti di
sangue è calato un po' dappertutto; in particolare a
Palermo Cosa
Nostra fa tacere le sue armi nelle sue lotte
intestine e soprattutto non le rivolge più verso gli
uomini delle istituzioni. Buona parte del suo quadro
dirigente, e moltissimi gregari, sono in prigione. Non
è comunque il caso di cantare vittoria. Già diverse
volte questa organizzazione ha cambiato pelle e
strategia, e si può ritenere che, dopo i feroci
scontri degli anni '80, essa sia tornata a fare i
propri affari in silenzio, ma senza alcuna intenzione
di porre fine ad essi. Come sostengono i magistrati
"di punta", non bisogna abbassare la
guardia.
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