L’industria della
violenza
Un bandito poteva, rubando una mandria di
animali, incendiando un raccolto, tagliando gli alberi
di vite, rovinare attività a cui gli imprenditori del
tempo non erano in grado di trovare alternative. Anche
se il furto messo in opera dal bandito poteva non
rappresentare un'attività economica rilevante, era
molto rilevante l'effetto generale dell'insicurezza
pubblica, che portava gli amici dei mafiosi, e alla
fine i mafiosi stessi, ad assumere la gabella,
cioè a prendere in affitto dai proprietari le terre
per impiantarvi le imprese agricole. E' per questa via
che dal furto o dal danneggiamento effettuati o solo
minacciati, dunque dall'estorsione, si passava alla
gestione dell'impresa. Così la mafia divenne
"industria", cioè attività organizzata ed
economicamente rilevante. La rete mafiosa proteggeva i
proprietari fondiari dai sequestri di persona e dai
danni materiali, e in cambio questi proteggevano la
rete dalla polizia. In un certo senso avevano ragione
sia i proprietari, lamentando l'assenza della pubblica
sicurezza, sia Franchetti che li accusava di manutengolismo.
Essi erano ad un tempo complici e vittime: la loro era
una reazione difensiva a condizioni difficili, però,
contemporaneamente, contribuiva a rendere la mafia
sempre più forte nelle sue due facce: l'una
predatoria e delinquenziale, identificabile nel
brigante, l'altra protettiva e legalitaria,
identificabile nel campiere.
...::::
torna
su
...:::: vai
paragrafo successivo
...:::: vai
paragrafo precedente
...:::: torna
al sommario della lezione
|