Il
Movimento indipendentista siciliano
Fino a questo punto la lotta si era svolta
all'interno di gruppi ristretti di politici professionali.
Davanti alla liberalizzazione del dibattito
politico e al rafforzarsi del legame dei partiti in seno
alla popolazione, anche in conseguenza dei primi movimenti
sociali, i separatisti compresero la necessità di darsi
una struttura adeguata alle nuove condizioni e
costituirono il Mis (Movimento per l'indipendenza
Siciliana). Questa organizzazione ricalcava quella di un
fronte di liberazione nazionale, raccogliendo una serie di
partitini indipendentisti il cui scopo era quello di
levare spazio ai partiti del Cln, in particolare a quelli
che si richiamavano all’ unità di classe su base
nazionale. Per
dimostrare l'adesione unanime dei siciliani agli ideali
indipendentisti, venne diffuso un volantino dove era
riportata una stima, attribuita a fonti del Ministero
degli Interni, sulla forza degli indipendentisti, che
sarebbe ammontata a 480.000 iscritti; paradossale la
mancanza di acribia di molti studiosi, che hanno preso per
buona questa cifra mirabolante dovuta alla stessa
propaganda separatista.
Al contrario, il separatismo restò spesso limitato
all'originario carattere notabilare, e in alcune province
(Enna, Agrigento, Ragusa) ebbe scarsissimo seguito. Nelle
elezioni del '47, le prime regionali, esso ottenne l'8,7%
dei suffragi e l'ala democratico-repubblicana,
organizzatasi autonomamente, raggiunse appena l’1 %,
presentandosi nelle sole province di Palermo e Catania; il
che fa giustizia sia del preteso carattere di massa del
fenomeno separatista, sia della presunta forza della sua
ala sinistra.
Lo stesso estremismo
dell'ipotesi indipendentista rese impossibile
l'unificazione delle classi dirigenti, in parte restie ad
abbandonare la tradizionale bandiera sabauda, in parte (e
sempre più) attratte dalla Dc, che mediante l'opera di
Aldisio si oppose efficacemente al Mis, togliendogli
consenso tra i gruppi conservatori.
Il movimento separatista, dopo il '45, giocata
senza successo né convinzione la carta dell' Evis
(Esercito volontario per
l'indipendenza della Sicilia), e dopo aver scontato i
danni limitati di una scissione a sinistra, finì per
confluire in una destra composita, separatista,
monarchica, qualunquista, utilizzata e poi affossata dalla
Democrazia cristiana.
Fu questa la strada scelta, tra l'altro, dai più
eminenti mafiosi, passati per tempo dal Mis ai partiti di
destra e alla Dc, in cerca di un più efficace strumento
per il proprio potere.
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