Portella
delle Ginestre
La strategia della tensione messa in atto da
Giuliano toccò tragicamente il culmine con la strage di
Portella delle Ginestre del 1 maggio 1947, altro evento di
fondamentale importanza nella vita della neonata Regione
siciliana,. Pochi giorni prima, il 20 maggio, si erano
tenute le prime elezioni per la formazione dell’Assemblea
regionale siciliana.
Le sinistre unite avevano riportato una vittoria di misura
sulla Dc e sulla destra agraria, il Mis si era attestato
all’incirca su un modesto nove per cento. Quali le
prospettive per il futuro? Esse non venivano decise solo a
Palermo; nel frattempo la formula politica che aveva
caratterizzato il governo centrale era entrata in crisi e
De Gasperi si apprestava a formare un governo senza
l’apporto delle sinistre, annuncio e garanzia della
scelta decisamente filoamericana che la Dc si apprestava a
fare. La vittoria delle sinistre in Sicilia era quindi un
dato imbarazzante e poco utilizzabile al fine di una
futura stabilità del governo regionale. La strage venne
nel bel mezzo di questo dibattito. Giuliano e i suoi
attaccarono la manifestazione del 1 maggio a Portella
sparando senza discernimento nel mucchio di uomini, donne
e bambini in festa.
Il governo regionale
fu formato da un monocolore Dc con l’appoggio esterno
delle destre. La vicenda di Giuliano si chiuse invece tra
mille contraddizioni, e infine con l’uccisione del
bandito, sottratto così al giudizio del processo che si
era avviato a Viterbo. Oggi, a più di cinquant’anni di
distanza, appare chiara la matrice politica
antidemocratica di questa turpe azione terroristica, e a
poco serve lamentare l’incompletezza delle testimonianze
rese al processo e la stessa partigianeria di una Corte
tendente a escludere i legami tra banditismo e politica.
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